QUAL'E LA VOSTRA PARTE DI STORIA CHE VI PIACE DI PIU

31 marzo 2008

REGNO DI SAVOIA


RITRATTO DI UMBERTO I BIANCAMANO

Re Vittorio Amedeo II (1675-1730) dovette combattere contro Luigi XIV che considerava la Savoia un suo feudo Dove lasciar scorrazzare le truppe francesi fino alla provocazione che porta il Duca ad accordarsi con l'Austria grazie al cugino Eugenio di Savoia-Soissons, comandante dell'esercito imperiale austriaco, che lo aiutò a liberare Torino dall'assedio francese nel settembre 1706 in una battaglia che si rivelò decisiva per le sorti future dell'Italia e dell'Europa. Nel 1713 Vittorio Amedeo II riceve il titolo di Re di Sicilia e fu incoronato a Palermo il 24 dicembre; novello Federico II di Svevia pone il suo diritto a Re d'Italia. Nel 1720 scambiò la Sicilia per la Sardegna, sempre con il titolo regio. Il sesto Re di Sardegna, Carlo Felice, morì senza prole nel 1831. Gli succedette al Trono il Principe di Carignano, Carlo Alberto di Savoia-Carignano, ramo cadetto il cui capostipite fu il principe Tommaso, quintogenito del Duca Carlo Emanuele I (1580-163), figlio di Emanuele Filiberto.



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30 marzo 2008

CESARE AUGUSTO

BUSTO DI CESARE AUGUSTO


Fondatore dell'Impero romano. Figlio del plebeo Caio Ottavio e della nobile Azia (nipote di cesare per parte di sorella), si chiamò dapprima come il padre, poi, in seguito all'adozione da parte del prozio Cesare, divenne Caio Giulio Cesare Ottaviano, quindi Imperatore esare Ottaviano e, infine, con il riconoscimento del carattere sacro del suo potere, mperatore Cesare Augusto. Sposò dapprima Claudia, poi Scribonia, da cui ebbe (40 a.C.) Giulia, Infine, Livia Drusilla. La sua straordinaria carriera politica iniziò con la morte di sare: da Apollonia, in Illiria, dove si trovava, venne a Roma, fermamente deciso ad assumere l'eredità del padre adottivo. Poco conosciuto, non ancora diciannovenne, di salute delicata, da rincipio non suscitò gran timore nei due partiti che al tempo si contendevano il predominio di Roma: quello di Antonio, che pretendeva la successione di Cesare, e quello dei congiurati e del senato. Ben presto s'inserì nella difficile situazione politica, e, usando di un'abilità fatta di calcolo e di coraggio, di spregiudicatezza e di rispetto della legalità, riuscì a imporre la sua personalità. Ma il suo intento non era quello di sostenere gli uccisori di Cesare: così si avvicinò ad Antonio e, dopo essersi fatto attribuire con la forza il consolato e aver iniziato il processo contro gli assassini del padre adottivo, formò con Antonio e Lepido il secondo triumvirato. In pieno accordo, i triumviri intrapresero allora l'annientamento dei loro avversari: in Italia con feroci persecuzioni; in Grecia e in Macedonia, dove si erano rifugiati i repubblicani, con la guerra. Presso Filippi ebbero luogo due scontri successivi a essi favorevoli: Cassio si uccise dopo il primo, Bruto dopo il secondo.

29 marzo 2008

CAIO GIULIO CESARE

SPADE E BUSTO DI CAIO GIULIO CESARE



Giulio Cesare non fu normalmente Imperatore di Roma (come sarà per il successore Augusto), ma è comunemente considerato il primo Imperatore dell’Urbe. Con lui Roma entra nella terza fase della sua storia. Dalla fase monarchica dei sette Re, durata 244 anni, con una media di 35 per ciascun Re, si era passati a quella repubblicana, ormai in atto da quattro secoli. Con lui inizia la fase imperiale della storia della Città. Anche la vita di Cesare può essere suddivisa in tre fasi. La lunga fase iniziale, caratterizzata sia da riprovevoli vicende personali (quali l’adulterio e l’omosessualità) sia da un’ostinata formazione e preparazione per gli eventi futuri. Solo a 42 anni, nella fase intermedia della vita, appare in lui il grande Generale; il conquistatore che sottomette la Gallia e raggiunge la Britannia attraverso un’estenuante guerra novennale; il gran condottiero che, in quattro anni di guerra civile, elimina tutti i suoi avversari. A 55 anni comincerà la breve fase finale del trionfo. Durerà meno di un anno, ma gli sarà sufficiente per dare il via a quella a quella soluzione istituzionale che si chiamerà Impero e che gli sopravviverà per cinque secoli.

LEGIONARIO ROMANO

CLICCATE L'IMMAGINE PER VEDERE LE PARTI DEL LEGIONARIO

La legione romana era l'unita militare ddi base dell'esercito romano.Corrispondeva, grosso modo, alla divisione di un esercito odierno, e normalmente era stanziata in una provincia, di cui aveva la responsabilità della sicurezza e della difesa militare. Nella storia di Roma, l'esercito ha potuto contare su un massimo di 60 legioni all'apice della sua potenza, e su un minimo di 18 nel periodo di massima crisi. Nel passaggio dalla Repubblica all'Impero l'esercito, e con esso la struttura della legione, venne ristrutturato profondamente. A causa del grande successo militare della Repubblica Romana e, in seguito, dell'Impero Romano la legione è stata a lungo considerata un modello da seguire in efficienza militare ed abilità.

27 marzo 2008

COLOSSEO (ANTICO)

INTERNO ED ESTERNO DEL COLOSSEO (IERI)

Il monumento più famoso di Roma era in realtà un'arena dove si organizzavano competizioni e giochi non proprio edificanti e spesso crudeli. Costruito sopra un lago artificiale i lavori iniziarono nel 79 d.C da Vespasiano e terminarono sotto Domiziano. Colosseo, originariamente conosciuto come Anfiteatro Flavio o semplicemente come Amphitheatrum, è il più famoso anfiteatro romano, ed è situato nel centro della città di Roma. In grado di contenere fino a 50.000 spettatori, era il più grande e importante anfiteatro dell'epoca imperiale.Veniva usato per gli spettacoli gladiatòri e altre manifestazioni pubbliche (spettacoli di caccia, rievocazioni di battaglie famose, e drammi basati sulla mitologia classica). Il pubblico seguiva con gran entusiasmo lo spettacolo e considerava le lotte tra gli uomini e le belve prove di coraggio e di valore. La costruzione dell'Anfiteatro era stata voluta dall'imperatore Tito Flavio Vespasiano soprattutto per motivi politici. Roma infatti , in quel periodo al massimo della sua potenza. Per distrarre la folla dalla miseria e garantire l'ordine fu assicurato a tutti " panem et circenses". Si calmava così la plebe con la distribuzione gratuita di cibo e con il libero accesso ai giochi. momento difficile: alcuni imperatori erano stati uccisi e folle di poveri si aggiravano per la città.

I GLADIATORI: SECONDA PARTE


Si suppone che gli spettacoli gladiatori abbiano origine da lontane cerimonie funebri celebrate con il sacrificio umano per calmare l'ira degli Dei infernali e l'inquietudine dei morti. I lottatori seguivano un duro addestramento nelle scuole fondate da Nerone e da Cesare nelle quali venivano sottoposti a torture ed un ordine imposto con l'uso reiterato delle punizioni corporali con il fuoco e la frusta. La disciplina era dura, con regole ferree e con pene severe in modo da far diventare i gladiatori romani delle vere e proprie macchine da combattimento. Al termine del periodo di addestramento tutti i gladiatori venivano raggruppati in "compagnie" di proprietà esclusiva dell'imperatore. Le sfide iniziavano con una parata dove i gladiatori entravano in scena su carri o a piedi seguiti da un gruppo di suonatori; giunti sotto la tribuna dell'imperatore, lo salutavano con le parole "Ave cesare morituri te salutant" ("Ave o Cesare, coloro che si apprestano a morire ti salutano"), poi si dirigevano verso l'organizzatore dei giochi il quale esaminava le armi che erano diverse in base alla categoria del lottatore.



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26 marzo 2008

I GLADIATORI: PRIMA PARTE


I gladiatori romani il cui nome deriva dall'antica spada romana "gladius", erano per la maggior parte prigionieri di guerra, schiavi o condannati a morte. Agli spettacoli, tuttavia, partecipavano anche uomini liberi attratti dalle ricompense e dalla gloria, ma chiunque scegliesse di diventare gladiatore automaticamente veniva considerato "infamis" per la legge. Il gladiatore era un particolare lottatore, durante l'Impero Romano;. La pratica dei combattimenti di gladiatori viene dal Sannio e, come molti altri aspetti della cultura sannitica, fu subito adottato dai romani. La sua origine è da ricollegare al cosiddetto munus (termine che in latino ha il doppio significato di incarico e di dono) e cioè all'abitudine dei personaggi più facoltosi di offrire al popolo, a proprie spese, pubblici spettacoli in occasione di particolari circostanze, per esempio duelli all'ultimo sangue fra schiavi in occasione del funerale di qualche congiunto. Altre ipotesi fanno collegare la nascita dei gladiatori agli Etruschi.


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25 marzo 2008

TESTUGGINE ROMANA




La testuggine era una formazione di fanteria caratteristica dell' esercito romano. Schieramento di grande complessità, richiedeva notevole coordinamento collettivo. Era ideato appositamente per un drappello di legionari armati con il gladio e, in particolare, con l'ampio e robusto scudo quadrangolare in dotazione alle legioni. Dava il grande vantaggio di poter avanzare fino al contatto con le prime file nemiche riparandosi da frecce e proiettili e occultando il reale numero dei componenti, in modo da generare un effetto sorpresa. Grazie alla protezione che offriva, questa formazione era particolarmente usata durante gli assedi.


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22 marzo 2008

BUONA PASQUA


VI AUGURO A TUTTI A QUELLI CHE MI SEGUONO SUL BLOG BUONA PASQUA!!!!!!

TERZA GUERRA PUNICA




Scipione l'Emiliano raffigurato in un piatto d'oro


La terza guerra punica fu combattuta da Cartagine e la repubblica romana. Fra il 140 e il 146 a.C fu l'ultima delle tre guerre fra le antiche super potenze del mar Meditteraneo. Dopo cinquant'anni la potenza di Cartagine tramontò definitivamente allorchè, avendo disubbidito ai patti stabiliti con Roma, venne completamente distrutta da Scipione l'Emiliano nella terza guerra punica . Nel II secolo a.C., tuttavia, Cartagine continuava a prosperare nei commerci infastidendo Roma, che si stava nel frattempo imponendo come potenza politica egemone nell'area mediterranea. Mancavano 146 anni alla nascita di Gesù Cristo e Roma era la padrona asssoluta del Mar Mediterraneo, dall'Africa alla Spagna e s'imponeva ormai come il più potente Stato del mondo.

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21 marzo 2008

SECONDA GUERRA PUNICA: ROMA OTTIENE LA SPAGNA

Busto di Annibale

Attraversata delle alpi con gli elefanti

Le cause del secondo conflitto contro i Cartaginesi affondano le proprie origini nelle dispute, interne a Cartagine, fra Annone, che assieme ai proprietari terrieri desiderava espandere il dominio agricolo e terriero, ed Amilcare - il cui parere finì per prevalere -membro dell'influente famiglia Barca che, con l'appoggio dei mercanti, desiderava creare nuovi mercati all'estero. A questo scopo i Cartaginesi riuscirono a rientrare in possesso della fascia costiera della Spagna, proseguendo con Asdrubale i progetti formulati dal suocero Amilcare. Annibale, succeduto ad Asdrubale, attaccò provocatoriamente nel 219 a.C. la città di Sagunto che, alleata dei Romani, si trovava nel territorio cartaginese. A questo punto la guerra fu inevitabile. Annibale non perse tempo e - con un'impresa leggendaria mirabilmente descritta dallo storico Livio - valicò le Alpi con i suoi elefanti e si scontrò con i Romani nel 218 a.C., ottenendo due vittorie presso la confluenza di Po e Ticino e presso il fiume Trebbia. Nel 217 a.C. i due eserciti consolari vengono annientati presso il lago Trasimeno. I Romani, in preda alla disperazione a causa della lunga serie di insuccessi, la guerra durò dal 216 al 201 a.C.

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20 marzo 2008

PRIMA GUERRA PUNICA

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La prima guerra punica scoppiò per la crescente rivalità politica ed economica tra Roma e Cartagine. Dopo le guerre tarantine, infatti, Roma aveva posto sotto la propria diretta influenza le città italiote della Magna Grecia, minacciando in questo modo la supremazia cartaginese nel Mediterraneo meridionale, che poteva contare sui vasti possedimenti punici in Sicilia; il controllo del mare era fondamentale per l'economia cartaginese, la cui agricoltura e la cui attività manifatturiera, allora molto prospere, avevano nel commercio d'oltremare il loro sbocco naturale. Nel 278 a.C. sottoscrisse un patto di non aggressione con Roma, per fronteggiare un nemico comune: il re dell'Epiro Pirro che era stato chiamato in Italia dalle colonie greche dell'Italia meridionale in lotta con Roma. Pirro, oltretutto. si era imparentato con i governanti di Siracusa che era l'unica città della Sicilia rimasta a contrastare il dominio cartaginese sull'isola. Pirro era quasi arrivato ad eliminare la presenza di Cartagine dalla Sicilia quando dovette rientrare nella penisola italica e i punici ne approfittarono per rientrare nelle posizioni che avevano originariamente, e la guerra durò dal 264 fino al 241 a.C.
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19 marzo 2008

PATRIZI E PLEBEI

Plebeo Patrizio

Distinzione fra Patrizi e Plebei all'interno della popolazione romana è molto discussa: a lungo si era pensato che i Patrizi fossero i nobili, in contrapposizione ai meno abbienti che costituivano la plebe; oggi si preferisce ritenere che patrizi e plebei fossero due "categorie" indipendenti dalla nobiltà di stirpe. I Patrizi erano gli unici ad avere l'accesso al potere, in virtù del fatto che erano i soli a poter prendere gli auspicia. Populus e plebs - in origine distinti, come abbiamo osservato in precedenza - finirono per essere identificati, in contrapposizione al gruppo dei patrizi. Nel frattempo si andava diffondendo la pratica del clientelato, attraverso il quale la plebe poteva essere facilmente controllata dai patrizi ed essere dunque usata come strumento politico. Grazie ad una secessione sul Monte Sacro, nel 496 a.C. la plebe riuscì a far riconoscere i propri diritti ed a far eleggere i propri rappresentanti, i tribuni della plebe. La leggenda vuole che Menenio Agrippa, che guidava la secessione sull'Avventino, riuscì a convincere i suoi oppositori con un celebre discorso in cui ricordava come il corpo umano funzionasse alla perfezione quando tutte le sue parti erano correttamente integrate. Ai tribuni della plebe spettarono le seguenti prerogative: la sacrosanctitas, ovvero l'inviolabilità personale, lo ius auxilii, cioè il diritto di aiuto nei confronti di un uomo della plebs, ed infine la intercessio, ovvero il diritto di veto contro i decreti dei magistrati.
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16 marzo 2008

SENATO DI ROMA


Gli stadi evolutivi essenziali della storia sociale romana sono tre e coincidono, all'incirca, con le sue tre macro-fasi istituzionali: la Monarchia, la Repubblica e l'Impero.
Principali fasi - sociali e economiche - della storia romana:

A - FASE MONARCHICA : è quella delle caste e del capitalismo fondiario, nella quale i ricchi proprietari diventano sempre più ricchi, mentre i piccoli (proprio a causa della loro povertà) sono sempre più vincolati ai primi dai debiti: una civiltà caratterizzata, quindi, dal fenomeno del patronato o del clientelismo.

B - FASE REPUBBLICANA : è caratterizzata dalla prima espansione militare, nonché dalla nascita dei primi commerci e dei primi eserciti di professione - tutte attività che aiutano la plebe ad accrescere la propria ricchezza e il proprio prestigio politico e sociale: si passa quindi da una società chiusa, fondata sulle caste (nella quale conta essenzialmente la nascita), ad una più aperta, in quanto basata sulle classi (in cui anche la ricchezza, frutto del lavoro e dell'iniziativa privata, diviene una fonte di potere).

C - FASE IMPERIALE : è il periodo - che si estende dalla tarda Repubblica fino al'Impero - in cui sorge e si afferma una concezione globale dello stato: lo stato inteso come complesso di regioni che intrattengono tra loro degli scambi commerciali (secondo una modalità capitalistica di tipo distributivo) e culturali
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15 marzo 2008

CASTELLO DI FENIS (AO)


Come il Castello di Issogne, anche quello di Fenis appartiene alla famiglia feudale degli Challant, che l'ha costruito con intenti residenziali e non difensivi. La stessa posizione su cui si erge, una dolce collina circondata da boschi, testimonia la sua vocazione di residenza. Tuttavia, l'architettura risente dello stile dei manieri medievali, le finestre, ad esempio, sono piccole e illuminano scarsamente gli ampi ambienti interni. La struttura architettonica è frutto di diversi interventi, le numerose torri furono costruite nel XIV secolo, accanto al torrione principale, eretto un secolo prima. Il mastio è circondato da una doppia cinta muraria a pianta pentagonale, all'interno si accede ad un cortile e ad un serie di balconate in legno, decorate finemente. Le pareti sono ornate da affreschi raffiguranti l'Annunciazione e il San Cristoforo. Con ogni probabilità la decorazione del Castello è da attribuirsi ad un pittore della scuola di Jaquerio e risale al XV secolo. Gli interni, mirabilmente dipinti, corrispondono alla sala d'armi, agli ambienti della servitù e alle camere di rappresentanza. Nel corso dei secoli il Castello ha subito un forte degrado, in alcuni momenti è divenuto anche una fattoria e le sue sale adibite a magazzino. Fortunatamente l'intervento dello Stato e della Regione ha evitato la dispersione di un tale patrimonio, attraverso l'acquisto del maniero e la sua destinazione a Museo del mobile valdostano.

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12 marzo 2008

S.P.Q.R: Senatus PopulusQue Romanus

SPQR vuole dire Senatus PopulusQue Romanus che significa il senato e il popolo romano, sigla che racchiude in sè le figure che rappresentano il potere della repubblica. La scritta veniva blasonata nei stendardi delle legioni romane, fornisce un'attenta spiegazione del significato dell'acronimo e del blasone che è tutt'oggi lo stemma della città di Roma.
Le Vite degl'Imperatori Incominciando da Giulio Cesare fino à Federico Barbarossa..." racconta che "questa signoria portò con il vessillo dell' aquila le quali lettere così dicono:
Senatus PopulusQue Romanus cioè il Senato et Popolo Romano; et queste lettere erano d'oro in campo rosso

10 marzo 2008

7° RE DI ROMA: Tarquinio il superbo

L'ultimo re di Roma. Lucio Tarquinio assume nella leggenda di Roma il ruolo del personaggio "negativo". Gli stessi storici romani evidenziano la sua malvagità oltre ogni altro aspetto. La cospirazione contro l'ormai anziano Servio Tullio è diretta ed incisiva. Lucio Tarquinio occupa il trono di Roma indossando gli abiti regali ed accusando Servio Tullio di aver usurpato il trono dei Tarquini. La reazione d'ira del vecchio re fornisce la scusa per spingerlo giù violentemente dalle scale. Nonostante le ferite provocate dalla caduta, il vecchio Servio Tullio cerca di allontanarsi dalla valle del Foro e riparare verso l'Esquilino. Un vano tentativo di salvarsi. Un carro in corsa lo insegue e lo investe bagnando la pavimentazione col sangue del vecchio re, ormai esanime. Quel carro è condotto dalla sua stessa figlia Tullia Minore. La leggenda lo ricorda come un re crudele e malvagio tiranno, privo di particolare attenzione alla politica interna ed al malcontento popolare ed aristocratico. Due sue decisioni sono particolarmente eloquenti:
per realizzare il maestoso Tempio di Giove Capitolino impone la schiavitù alla plebe romana.
priva il Senato di ogni potere, accentrando a sè il potere assoluto.

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6° RE DI ROMA: Servio Tullio


La leggenda narra un avvenimento che fa presagire nel ragazzo un glorioso futuro. Una scintilla del fuoco incendia i capelli di Servio Tullio ma il bambino continua incurante nel suo sonno. La moglie del re, Tanaquil, già nota per la sua attitudine nel presagire il futuro, vede nel bambino il successore al trono designato dagli dei. Da quel momento Servio Tullio è allevato come un vero principe ereditario e, per rafforzare il diritto di successione, prende come sua sposa una delle figlie del re Tarquinio Prisco. La discendenza è assicurata, salvo che per un aspetto: i re di Roma sono per tradizione eletti dal popolo e non per successione ereditaria. Un conquistatore etrusco di umili origini usurpa il trono dei Tarquini a Roma? La leggenda si confonde con la storia e, ancora oggi non è possibile affermare con certezza dove inizia l'una e termina l'altra. Servio venne ricordato per essere un grande riformatore, tanto da meritarsi l''appellativo di rifondatore di Roma: per conoscere meglio la popolazione fece indire un censimento generale, quindi passò a dividere le genti in cinque classi secondo il censo. Per risanare il suo rapporto con il popolo Servio Tullio ricerca il consenso emanando riforme sociali "democratiche" a favore della plebe e delle ricchie minores gentes. Ricordiamo le principali leggi emanate da Servio Tullio: elimina la schiavitù per debiti. le terre conquistate in guerra sono distribuite ai ceti poveri. Nasce in tal modo la figura del soldato-contadino ed una strategia di espansione che trainerà per secoli la Roma repubblicana ed imperiale. Organizza il censimento per rendere proporzionali le tasse alla ricchezza.

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07 marzo 2008

5° RE DI ROMA: Tarquinio prisco


Nel 616 a.C. sale al trono di Roma il primo re etrusco, Tarquinio Prisco Era figlio di Demarato. La sua storia rende evidente come l'attività politica di Roma non sia più una disputa tra pastori come ai tempi di Romolo.Il re Tarquinio Prisco nasce a Tarquinia da un ricco mercante esule dalla Grecia e da una nobildonna etrusca. Il suo nome etrusco è Lucumone. La ricchezza di famiglia però non gli consente di avviarsi alla vita politica di Tarquinia a causa delle origini non etrusche del padre. consente alla coppia etrusca di ambire alle più alte cariche politiche della città Tarquinio Prisco contribuisce alla rinascita architettonica di Roma realizzando grandiose opere: costruisce una nuova cinta muraria della città costruisce la Regia del re che si affaccia dal Palatino sulla Valle del alle corse dei cavalli,Foro costruisce il Tempio di Vesta e la casa delle Vestali, entrambi comunicanti con la Regia. Inizia la realizzazione del maestoso Tempio di Giove Capitolino (durante il suo regno è costruito il basamento). realizza il prosciugamento delle paludi nella Valle del Foro (dove poi sorgerà il foro romano) e nella valle Murcia (tra Palatino e Aventino). la Valle della Murcia è adibita ai giochi ed nei secoli sorgerà in questo luogo il Circo Massimo. realizza un grande canale di scolo degli acquitrini che diverrà per millenni la principale rete fognaria di Roma, la "Cloaca Maxima".
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06 marzo 2008

4° RE DI ROMA: Anco Marzio

Re leggendario che avrebbe regnato dal 640 al 616 a C., Ingrandì Roma incorporandovi gli abitanti di numerose città latine che avrebbero costituito il primo nucleo della plebe. Fondò inoltre il porto di Ostia e fece costruire ponte Sublicio, l'acquedotto dell'Aqua Marcia, e scavare sotto il Campidoglio il primo carcere, e aveva ottenuto anche il controllo del commercio del sale. E' un discendente (nipote) di Numa Pompilio, un legame familiare che lo favorisce nel momento storico in cui Roma è alla ricerca di sacralità Anco Marzio, di stirpe sabina e marito di una figlia di Numa Pompilio, divenne il IV° re di Roma. Dopo aver conquistato il terreno che separava la città dalla costa, fondò Ostia, così anche Roma, come si disse, potè avere il suo Pireo (il porto di Atene). Fornita Roma di uno sbocco marittimo e migliorata la navigabilità del Tevere, aumentarono i commerci, sopratutto del sale, per estrarre il quale si scavarono nuove saline e si costruirono per conservarlo dei magazzini lungo il fiume. Il re ordinò poi la distribuzione gratuita del prodotto, cosa che risultò gradita alla popolazione, che lo usava per conservare i cibi. Le barche risalivano il Tevere per portare il sale alle zone piu' interne e scendevano cariche di legname, facendo aumentare gli scambi e instaurando stabili rapporti d'affari con gli etruschi.
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05 marzo 2008

3° RE DI ROMA: Tullio Ostilio


Nel 672 a.C. Tullio Ostilio è eletto nuovo re di Roma. Il suo carattere e la sua indole guerriera lo rende completamente diverso dal suo religioso predecessore Numa Pompilio. La guerra dichiarata ad Alba Longa è un chiaro esempio degli obiettivi espansionistici di Tullio Ostilio.
La sua prima azione bellica è realizzata conto la vicina Alba Longa. Le popolazioni a ridosso del monte Albano vivono un periodo di lenta decadenza rispetto al passato, ciò nonostante Alba Longa rappresenta comunque un temibile avversario per Roma. Per evitare una guerra sanguinosa Alba Longa e Roma decidono di affrontarsi in un duello tra i rispettivi campioni, gli Oriazi contro i Curiazi. Due dei tre fratelli romani sono uccisi in combattimento e l'ultimo degli Oriazi si trova ad affrontare da solo i tre fratelli albani dei Curiazi.
Dinnanzi ad uno scontro impari, l'ultimo degli Oriazi si da alla fuga distanziando i suoi tre nemici. La gloria della vittoria del romano è però breve. Lo stesso scontro tra soli sei campioni vuole evitare un eccessivo spargimento di sangue tra due popolazioni legate tra loro da vincoli di parentela. Solo l'animato intervento del padre degli Oriazi a sfavore della figlia consente al figlio di evitare la pena capitale. La vittoria degli Oriazi e di Roma sancisce l'alleanza tra Roma e Alba Longa. Un'alleanza importante per Roma che in questo modo si copre le spalle e può concentrare i propri sforzi verso la conquista delle città etrusche di Veio e Fidene.
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04 marzo 2008

2° RE DI ROMA: Numa Pompilio





Dopo la morte di Romolo seguì un periodo di confusione in cui si susseguirono alla guida di Roma dieci patrizi, mentre le stirpi sabine e romane lottavano tra di loro per la supremazia. Alla fine si decise di eleggere a reggente Numa Pompilio, di stirpe sabina e marito di Tazia, la figlia del defunto re sabino. Numa Pompilio era un uomo al di sopra delle parti: era molto religioso e poco portato alla frenesia della vita politica tanto che alla responsabilità del governo preferì in principio la calma di Curi. Morì a ottantanni senza aver mai fatto una guerra, quando già le due stirpi riappacificate gli avevano eretto un mausoleo sul Gianicolo. Fissò leggi e istituzioni per i Romani che per l'abitudine alle guerre erano già considerati predoni e semibarbari e divise in dieci mesi l'anno, prima mescolato senza alcun computo e istituì innumerevoli cerimonie sacre e templi a Roma.

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01 marzo 2008

LA LEGGENDA DI ROMOLO E REMO


Secondo la leggenda era figlio di Marte e di Rea Silvia, sacerdotessa vestale figlia del re di Alba Longa, Numitore, diretto discendente di Enea. Romolo era quindi per parte materna di stirpe reale albana. Dopo trent'anni, Ascanio fonda una nuova città, Alba Longa, sulla quale regnano i suoi discendenti. Molti anni dopo uno di questi, Numitore, viene spodestato dal fratello Amulio, che costringe la figlia Rea Silvia a diventare vestale e a fare quindi voto di castità. Tuttavia il dio Marte s'invaghisce della fanciulla e la rende madre di due gemelli, Romolo e Remo. Amulio ordina di ucciderli, ma il servo incaricato di eseguire l'assassinio non ne trova il coraggio e li abbandona alla corrente del fiume Tevere. La cesta nella quale i gemelli sono stati adagiati si arena sulla riva, presso la palude del Velabro tra Palatino e Campidoglio, dove i due vengono trovati e allevati da una lupa. Li trova poi un pastore che insieme alla moglie li cresce come suoi figli. Una volta divenuti adulti e conosciuta la propria origine Romolo e Remo fanno ritorno ad Alba Longa, uccidono Amulio, e rimettono sul trono il nonno Numitore. Ottengono quindi il permesso di andare a fondare una nuova città, nel luogo dove sono cresciuti; Romolo vuole chiamarla Roma ed edificarla sul Palatino, mentre Remo la vuole battezzare Remora e fondarla sull'Aventino. Ne nacque una discussione e dal rabbioso scontro a parole si passò al sangue: Remo per prendere in giro il fratello, avrebbe scavalcato il solco appena fatto e quindi Romolo, al colmo dell’ira, l’avrebbe ammazzato aggiungendo queste parole di sfida: «Così, d’ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura.» In questo modo Romolo s’impossessò da solo del potere e la città appena fondata prese il nome del suo fondatore. Romolo quindi divenne il primo re di Roma; a questo punto si trovò davanti al problema di popolare la città, in quanto tutti i nuovi abitanti erano maschi. Decise di risolvere il problema a danno dei Ceninensi, degli Antemnati, dei Crustumini e soprattutto dei famosi Sabini, questi ultimi stanziati sul vicino colle Quirinale, organizzando e portando a termine il rapimento delle donne. La vicenda ebbe poi una pacifica conclusione: Romolo e Tito Tazio regnarono in comune sulla città e Romani e Sabini si fusero in un solo popolo. Dopo quaranta anni di regno Romolo scomparve misteriosamente durante una tempesta, durante la quale sarebbe asceso al cielo. Al regno di Romolo si attribuiscono i primi ordinamenti romani: con la costituzione del consiglio dei patres, cioè l'assemblea dei capi delle cento gentes originarie, che sarebbe poi divenuto il Senato di Roma, la divisione del popolo in patrizi e plebei, l'istituzione delle curie. Sempre a Romolo, si attribuisce l'istituzione del diritto di asilo, a quanti erano stati banditi o fuggivano dalle città vicine. Ottenne grandi vittorie contro i fidenati e i veienti.
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