QUAL'E LA VOSTRA PARTE DI STORIA CHE VI PIACE DI PIU

24 maggio 2008

IL TEATRO ROMANO


QUESTO E' IL TEATRO ROMANO DI SPOLETO

18 maggio 2008

PRETORIANI ROMANI


Fin dalla fondazione dell'impero da parte di Augusto, il corpo dei pretoriani costituì il vero e proprio baluardo dell'imperatore contro ogni pericolo mosso nei suoi confronti: composte dal fior fiore dell'èlite municipale italica, ingenti nel numero, ben motivate ed agguerrite, le coorti pretorie costituivano la guardia d'onore, la milizia politica e la punta di diamante dei reparti combattenti al servizio non tanto, o non solo, del principe, quanto piuttosto dell'istituzione imperiale stessa. Ma coloro che nel corso del primo secolo dell'impero furono le vere e proprie guardie del corpo degli augusti e degli altri componenti della famiglia imperiale, coloro che circondavano fisicamente l'imperatore in ogni occasione, sia nelle strade di Roma che sul fronte bellico, furono i Germani corporis custodes, appunto "le guardie del corpo germaniche". Tale denominazione derivava dal fatto che il loro reclutamento avveniva pressochè esclusivamente fra le popolazioni germaniche degli Ubii e dei Batavi, stanziate pressapoco nel territorio corrispondente all'odierna Olanda, genti caratterizzate da un'eccezionale prestanza fisica ma anche e soprattutto da una provata fedeltà all'Urbe, tanto che grazie al loro attaccamento alla causa romana già nel 38 a.C. entrambi i popoli erano stati ammessi sulle terre della riva sinistra del Reno, quella controllata dalle aquile legionarie. Ma, contrariamente a quanto detto sopra per i pretoriani, i Germani corporis custodes più che a Roma erano fedeli proprio alla persona del principe e dei suoi familiari, cosa che dimostrarono in numerosi momenti delicati della prima storia imperiale.

17 maggio 2008

BLOG INTERESSANTE


INTERESATI DI SCIENZA? ALLORA ANDATE A VEDERE QUESTO SITO CHE E' DI MATTEOZ :






IL FORO ROMANO


Dopo il Colosseo, considerato una delle maggiori attrazioni mondiali dai visitatori stranieri, Roma riserva una seconda tappa d’obbligo per chi ama la storia e l’archeologia d’epoca romana: il Foro Romano. Situata di fronte al Colosseo, l’entrata del Foro, in salita, riserva la traversata di ’antica via romana, lastricata da pietre originarie. Si suppone che forum derivi originariamente da foras, fuori, in quanto il Foro era, al suo sorgere, al di fuori dell’area del colle Palatino. ingresso dell’area archeologica si può notare l’Arco di Tito, che campeggia, col suo affaccio panoramico sotto l’arcata, su tutto il sito archeologico. Il centro nevralgico della vita quotidiana dell’antica Roma, il fulcro di tutti i “negozia” era proprio qui, nel Foro. Il selciato dell'antica Via Sacra percorre l'intera valle del Foro ed è ancora chiaramente visibile. Questa strada, percorsa per secoli da processioni religiose e cortei trionfali, congiunge il colle del Campidoglio con il lontano Monte Albano, luogo sacro per le popolazioni latine. La valle del foro era, originariamente, esterna rispetto ai centri abitati sui colli e luogo di confine tra Rumni, ovvero i romani del Palatino, e Sabini (stanziati sul Quirinale). E proprio nella valle del Foro avvennero gli scontri sanguinosi tra Sabini e Romani, in particolare quelli seguiti al leggendario "ratto delle sabine"

16 maggio 2008

LA MENSA ROMANA


Di buon’ora, appena sveglio e senza neanche lavarsi le mani, il Romano consuma uno dei due pasti della giornata, una colazione sostanziosa a base di pane e formaggio, frutta e carne. Si tratta spesso degli avanzi della cena del giorno prima, che gli invitati ad un banchetto possono portarsi a casa in un cestino. Sbrigati i primi affari, si dedica al prandium, lo spuntino della tarda mattinata, sobrio e veloce. L’evento culinario della giornata si svolge invece al pomeriggio, quando il Romano abbiente, dopo il consueto bagno alle terme, e quindi verso le tre o le quattro del pomeriggio, si siede comodamente a tavola fino al calare del sole. Qui le portate sono numerose, fino a sei, ognuna con una serie svariata di piatti. Nella cena normale dopo l’antipasto - gustatio - seguono le portate principali di carne e pesce e si chiude con le secundae mensae, cioè i dessert. La serata continua con il simposio, in cui alla mescita di vino - sempre annacquato - si accompagna ancora qualche cibo, come i porri, che stimolano la voglia di bere. Una serie di norme di buona educazione e di etichetta regola la cena, anche rispetto alla disposizione dei posti a tavola. Nel triclinio (sala da pranzo), infatti, il padrone di casa fa disporre i letti tricliniari, su cui i convitati si distendono a due o tre, sostenedosi con il braccio sinistro piegato. In tal modo la mano destra è libera di afferrare i cibi dai bassi tavolini accuratamente imbanditi davanti agli ospiti.

15 maggio 2008

ESPANSIONE NEL MEDITERANEO


Dalla metà del 3° sec. a.C. Roma iniziò ad espandersi anche al di fuori della Penisola italica. Le due prime guerre puniche (264-201 a.C.), contro Cartagine (nell'attuale Tunisia), le diedero il dominio del Mediterraneo. Con l'allargarsi dei predomini dello Stato romano, e la graduale scomparsa delle classi medie agricole, che avevano creato la grandezza della repubblica, nacque anche l'esigenza di intervenire con delle riforme. Nel 133 a.C. il tribuno della plebe Tiberio Gracco propose una riforma agraria che gli costò la vita, e che dieci anni dopo (nel 123 a.C.), venne ripresa ed ampliata con maggiore vigore dal fratello Caio. Nel secolo e mezzo successivo, Roma ottenne la supremazia in Oriente, sui regni usciti dall'Impero di Alessandro Magno, e in Occidente sui popoli semibarbari della Spagna e della Gallia. Quest'ultimo territorio fu conquistato grazie alle capacità strategiche di Giulio Cesare, che al ritorno dalle guerre si proclamò imperator, ossia dittatore a vita. Durante il suo periodo di reggenza attuò diverse riforme civili. Dopo le guerre civili, scatenatesi dopo l'assassinio di Cesare, nel 27 a.C. Ottaviano restaurò la Repubblica ed ottenne il titolo di Augusto. Si costituì cosi l'Impero Romano, prima come dominio geografico, e poi come regime politico interno.

13 maggio 2008

TERME ROMANE





Centri termali per la cura e per il benessere fisico e mentale rappresentano mete frequentate sempre più da un pubblico numeroso e variegato. Ma la propensione all’uso delle acque termali era presente già nei tempi remoti.L’antica Roma, ad esempio, era ricca di stabilimenti termali sia pubblici che privati, la loro costruzione modificò l’assetto urbanistico della città ma, ciò che è più importante, diede l’opportunità a coloro che li frequentavano di svolgere una vita relazionale proficua. Inizialmente l’acqua dei bagni era fredda, ma col passare del tempo furono studiate tecniche sempre più sofisticate che consentirono di fornire acqua calda, tiepida e fredda a seconda dei locali che serviva. In epoca imperiali sorsero , infatti, veri e propri complessi termali aperti a tutta la popolazione senza alcuna distinzione di censo. Diventarono così un luogo d’incontro dove chiacchierare liberamente. I locali erano abbelliti da marmi, decorazioni con piastrelle ed erano circondate da biblioteche, palestre e stadi. All’esterno veniva costruito un porticato sotto il quale si aprivano numerose botteghe che offrivano ogni tipo di mercanzia. Giardini coltivati con cura facevano da sfondo alla struttura. Col passare degli anni sorsero bagni privati costosi per i patrizi che esigevano ambienti più raffinati e maggiori servizi. Nel 31 a.C. fu stabilito che anche le donne potessero frequentare le terme ma in orari diversi da quelli degli uomini.

12 maggio 2008

LE STRADE ROMANE


CLICCATE SULL' IMMAGINE PER INGRANDIRLA

L'immenso complesso di strade realizzate dai Romani rappresentano un'opera di straordinaria ingegneria. Con i loro complessivi 100.000 chilometri sono certamente il monumento più 'lungo' che ci è arrivato e il più grande contributo di Roma allo sviluppo della civiltà. Le strade rappresentavano per Roma uno strumento fondamentale e indispensabile all'espansione e al controllo dell'impero. I tracciati quasi sempre rettilinei di questi lunghissime arterie – che a volte ripercorrevano antiche vie, come nel caso della Via Salaria, la strada dove si trasportava il Sale – erano percorsi dagli eserciti, ma anche da commercianti, corrieri o comuni viandanti. Le strade sono fra le opere romane più resistenti al tempo. Erano mediamente larghe tre-quattro metri e si componevano di strati diversi, per una profondità di circa un metro e mezzo. Lo strato inferiore era formato da grossi ciottoli che permettevano il drenaggio dell'acqua, su cui si ponevano uno strato intermedio di sabbia e ghiaia e, in superficie, una fila di pietre levigate, ben battute sul letto sabbioso. Questo ultimo strato era realizzato secondo un profilo convesso, in modo da favorire lo scorrimento dell'acqua piovana lungo i margini laterali. Tutto l'impero era attraversato da una stabile ed efficiente rete stradale lastricata, che manteneva la direzione rettilinea proseguendo spesso su ponti, viadotti, attraverso sbancamenti e gallerie.

02 maggio 2008

LA SCRITTURA DEGLI ANTICHI ROMANI

Queste sono le frasi che abbiamo imparato il giorno 1° maggio con la dott.essa Desiree Dreos.




1) MEMENTO ANDERE SEMPER: ricordati di osare sempre


2) UBI MAIOR MINOR CESSAT: davanti al più grande il piu piccolo si deve inchinare


3) OMNIA ALIENA SUNT TEMPORUM TANTUN NOSTRUM EST: tutte le cose sono estrane tranne il tempo che è veramente nostro


4) CARPE DIEM QUAN MINIME CREDULO POSTERO: cogli l'attimo e non preoccuparti del futuro

01 maggio 2008

VERCINGETORIGE


Le notizie che ci giungono da questo condottiero Gallico sono esclusivamente legate al racconto di Cesare. Di sicuro si sa che era originario della tribù degli Arverni nella parte a sud della Francia attuale. Il suo prestigio era fondato sul grande coraggio (dote richiesta a tutti i capi gallici), sul fatto di provenire da una delle popolazioni dalle antiche tradizioni celtiche e di essere custode di un famoso sito druidico (i druidi erano i sacerdoti dei celti) meta di pellegrinaggio da parte delle tante tribù galliche. La sua origine quindi e l'autenticità del suo odio nei confronti dei romani fecero sì che Vercingetorige riuscisse lì dove nessuno mai prima di lui era riuscito, unire sotto un solo comandante tutte le popolazioni della Gallia. Cesare, che vedeva la faccenda dal suo punto di vista, afferma che questa impresa era riuscita a Vercingetorige grazie ad una serie di minacce e lusinghe, nonchè di un dispotico autoritarismo. Vercingetorige riuscì perfino ad infliggere una sconfitta a Cesare, a Gergovia , ma spinto dalle esigenze politiche interne ai suoi popoli affrontò Cesare in campo aperto e fu pesantemente sconfitto e costretto alla ritirata nella città di Alesia dove, nuovamente sconfitto, si offrì come prigioniero. Così ci racconta Plutarco: indossò l'armatura più bella, bardò il cavallo, uscì in sella dalla porta e fece un giro attorno a Cesare che lo aspettava seduto. Qui giunto scese da cavallo e spogliatosi delle armi restò in silenzio ai suoi piedi. Cesare lo portò a Roma come ornamento della sua vittoria, quindi lo fece uccidere (46 a.C.).