QUAL'E LA VOSTRA PARTE DI STORIA CHE VI PIACE DI PIU

19 settembre 2008

LA VITA DI CRISTOFORO COLOMBO


Nato a Genova nel 1451, Colombo viaggiò dapprima per scopi solo commerciali in Spagna, Portogallo, all'isola di Madera per imbarcare zucchero...aveva quasi quarant'anni quando si accorse, attraverso la lettura di libri di scienza e viaggi, di avere la passione del mare e si convinse che " la via d'Occidente portava anch'essa alle Indie".
Anche se ancora non era provato che la terra fosse rotonda, egli ne era certo. Puntando quindi verso occidente, necessariamente avrebbe dovuto sbarcare nelle terre asiatiche. Dalle coste della Spagna, dove si trovava, davanti ai suoi occhi si apriva l'immensa distesa dell'oceano: si trattava solo di percorrerlo, sfidando un elemento per lui naturale. Egli dovette affrontare difficoltà per convincere qualcuno ad appoggiare e finanziare il suo piano...ma finalmente i reali di Spagna gli diedero fiducia e lo aiutarono nell'impresa che ai più sembrava folle. Nel 1492 tre piccole navi, le caravelle, furono allestite nel porto di Palos; la Santa Maria, la Pinta,e la Nina. Colombo sulla prima il 3 agosto con 120 uomini di equipaggio, avventurandosi nell'immenso Oceano Atlantico mai attraversato da nessuno. La più grande avventura di ogni tempo era iniziata. La traversata dell'Atlantico durò oltre due mesi, tra il malcontento degli uomini dell'equipaggio a cui Colombo spesso doveva nascondere la reale distanza compiuta per non scoraggiarli.

18 settembre 2008

BLOG NUOVO

ANDATE A VEDERE QUESTO BLOG E SEMPRE MIO MA SOLTANTO CHE LO FATTO SULLA GEOGRAFIA

16 settembre 2008

LA SCOPERTA DELL' AMERICA


Nei primi anni di vita Cristoforo Colombo sì dedico al commercio. Per motivi commerciali andò a Chio (1475) e Madeira (1478-79). Lascio definitivamente Genova nel 1479 per stabilirsi a Lisbona. La credenza del continente antico si estendesse abbondantemente, verso est e che il circolo massimo fosse in realtà più piccolo di quanto normamelmente si pensava, dovettero convincere Cristoforo Colombo raggiungere le Indie attraverso l'oceano, navigando verso l'oceano verso ovest. Non essendo riuscito a interessare il re del Portogallo Giovanni II, si trasferì in Spagna. Il 17 aprile 1492 stipulò una convenzione con i sovrani Isabela di Castiglia e Ferdinando il Cattolico che gli concesse tre caravelle. Dopo un viaggio avventuroso Colombo raggiunse Cuba e Haiti, che battezzò Hispaniola. In un secondo viaggio (1493-96) su una rotta più meridionale scopprì Puerto Rico, Dominica, Guadalupa e Giamaica. In un terzo viaggio (1498-1500) dopo aver toccato Trinidad e Tobago, raggiunse il continente meridionale. In un quarto viaggio (1502-1504). Affranto e ammalato ritornò a Valledolid, dove morì dimenaticato da tutti Alla vigiglia del viaggio di Cristoforo Colombo, le Americhe contavano circa 80 milioni di abitanti in numerosi gruppi. Il livello di vita della popolazione locali era molto diversa: aztechi e maya evolute sul piano dell'arte, ma tecnologicamente arretrate e quella altretanto raffinate degli incas andini, alle condizioni neolitiche degli indigeni delle foreste tropicali o degli eschimesi del nord.

13 settembre 2008

I CROCIATI


Le crociate sono state le guerre combattute dai cristiani contro gli "infedeli" allo scopo di liberare il sepolcro di Cristo dagli eretici e di conquistare la Terra Santa (Islam). Il termine nasce a metà del XIII secolo e deriva da “crucesignati” (croisés), ovvero combattenti sotto l'insegna della croce. Gli infedeli in questione erano i musulmani ed i crociati nascono come uomini motivati da un forte spirito religioso, che si organizzarono per dei pellegrinaggi armati. Ben presto, alla fine del XI secolo la motivazione diventa decisamente più profana, il desiderio di acquisire nuove terre per ovviare a problemi di eccedenza demografica e la possibilità di fare fortuna da parte di mercanti e di cavalieri sostituiscono fini più nobili. C'è da dire che fino al VII secolo la conquista araba non aveva in alcun modo ostacolato i pellegrinaggi in terra santa. Tuttavia ci pensò il califfo al-Hakim nel 1009 a far distruggere il Santo Sepolcro, suscitando notevole "disappunto" da parte dei cristiani, in attesa del millenario della Crocefissione. Questa manovra politicamente poco astuta portò ad un'intensificazione dei pellegrinaggi ed ad inasprimento della controffensiva cristiana che era in corso su tutte le frontiere (marittime e terrestri). L'esercito cristiano poteva contare sulla Spagna libera, le Repubbliche marinare i Normanni d'Italia e Bisanzio, i musulmani invece, verso la fine del X secolo furono governati dai Turchi Selgiuchidi, molto più bellicosi e fanatici degli Arabi. Infatti i Turchi conquistarono in poche decine d'anni la Persia, la Mesopotamia, l'Egitto, la Siria e Gerusalemme.

12 settembre 2008

ADESSO ARRIVA ..... IL MEDIOEVO!!!!



Secondo la suddivisione più condivisa della Storia d'Europa che preveda tre ere, classica, medioevale e moderna, il Medioevo è il periodo intermedio, il cui inizio viene collocato, per l'intera Europa, nel 476, cioè nell'anno che segna, secondo una convenzione fissata dagli storici, la deposizione dell'ultimo imperatore romano Romolo Augustolo e di conseguenza la fine dell'Impero Romano d'Occidente.Diversamente, la conclusione di questa Era viene collocata in ciascun paese in date diverse, che coincidono con la nascita delle rispettive monarchie nazionali ed il periodo rinascimentale. Alcune date comunemente utilizzate sono il 1453, con la caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi e la fine della Guerra dei Cent'Anni tra Inghilterra e Francia, il 1492, con la fine del periodo islamico in Spagna e la scoperta delle Americhe da parte di Cristoforo Colombo, ed il 1517, con la Riforma protestante.Secondo l'impostazione della storiografia marxista, condivisa anche da alcuni storici non marxisti, il Medioevo si concluderebbe con la fine del feudalesimo e l'avvento dell'industrializzazione nel XVII secolo.

24 maggio 2008

IL TEATRO ROMANO


QUESTO E' IL TEATRO ROMANO DI SPOLETO

18 maggio 2008

PRETORIANI ROMANI


Fin dalla fondazione dell'impero da parte di Augusto, il corpo dei pretoriani costituì il vero e proprio baluardo dell'imperatore contro ogni pericolo mosso nei suoi confronti: composte dal fior fiore dell'èlite municipale italica, ingenti nel numero, ben motivate ed agguerrite, le coorti pretorie costituivano la guardia d'onore, la milizia politica e la punta di diamante dei reparti combattenti al servizio non tanto, o non solo, del principe, quanto piuttosto dell'istituzione imperiale stessa. Ma coloro che nel corso del primo secolo dell'impero furono le vere e proprie guardie del corpo degli augusti e degli altri componenti della famiglia imperiale, coloro che circondavano fisicamente l'imperatore in ogni occasione, sia nelle strade di Roma che sul fronte bellico, furono i Germani corporis custodes, appunto "le guardie del corpo germaniche". Tale denominazione derivava dal fatto che il loro reclutamento avveniva pressochè esclusivamente fra le popolazioni germaniche degli Ubii e dei Batavi, stanziate pressapoco nel territorio corrispondente all'odierna Olanda, genti caratterizzate da un'eccezionale prestanza fisica ma anche e soprattutto da una provata fedeltà all'Urbe, tanto che grazie al loro attaccamento alla causa romana già nel 38 a.C. entrambi i popoli erano stati ammessi sulle terre della riva sinistra del Reno, quella controllata dalle aquile legionarie. Ma, contrariamente a quanto detto sopra per i pretoriani, i Germani corporis custodes più che a Roma erano fedeli proprio alla persona del principe e dei suoi familiari, cosa che dimostrarono in numerosi momenti delicati della prima storia imperiale.

17 maggio 2008

BLOG INTERESSANTE


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IL FORO ROMANO


Dopo il Colosseo, considerato una delle maggiori attrazioni mondiali dai visitatori stranieri, Roma riserva una seconda tappa d’obbligo per chi ama la storia e l’archeologia d’epoca romana: il Foro Romano. Situata di fronte al Colosseo, l’entrata del Foro, in salita, riserva la traversata di ’antica via romana, lastricata da pietre originarie. Si suppone che forum derivi originariamente da foras, fuori, in quanto il Foro era, al suo sorgere, al di fuori dell’area del colle Palatino. ingresso dell’area archeologica si può notare l’Arco di Tito, che campeggia, col suo affaccio panoramico sotto l’arcata, su tutto il sito archeologico. Il centro nevralgico della vita quotidiana dell’antica Roma, il fulcro di tutti i “negozia” era proprio qui, nel Foro. Il selciato dell'antica Via Sacra percorre l'intera valle del Foro ed è ancora chiaramente visibile. Questa strada, percorsa per secoli da processioni religiose e cortei trionfali, congiunge il colle del Campidoglio con il lontano Monte Albano, luogo sacro per le popolazioni latine. La valle del foro era, originariamente, esterna rispetto ai centri abitati sui colli e luogo di confine tra Rumni, ovvero i romani del Palatino, e Sabini (stanziati sul Quirinale). E proprio nella valle del Foro avvennero gli scontri sanguinosi tra Sabini e Romani, in particolare quelli seguiti al leggendario "ratto delle sabine"

16 maggio 2008

LA MENSA ROMANA


Di buon’ora, appena sveglio e senza neanche lavarsi le mani, il Romano consuma uno dei due pasti della giornata, una colazione sostanziosa a base di pane e formaggio, frutta e carne. Si tratta spesso degli avanzi della cena del giorno prima, che gli invitati ad un banchetto possono portarsi a casa in un cestino. Sbrigati i primi affari, si dedica al prandium, lo spuntino della tarda mattinata, sobrio e veloce. L’evento culinario della giornata si svolge invece al pomeriggio, quando il Romano abbiente, dopo il consueto bagno alle terme, e quindi verso le tre o le quattro del pomeriggio, si siede comodamente a tavola fino al calare del sole. Qui le portate sono numerose, fino a sei, ognuna con una serie svariata di piatti. Nella cena normale dopo l’antipasto - gustatio - seguono le portate principali di carne e pesce e si chiude con le secundae mensae, cioè i dessert. La serata continua con il simposio, in cui alla mescita di vino - sempre annacquato - si accompagna ancora qualche cibo, come i porri, che stimolano la voglia di bere. Una serie di norme di buona educazione e di etichetta regola la cena, anche rispetto alla disposizione dei posti a tavola. Nel triclinio (sala da pranzo), infatti, il padrone di casa fa disporre i letti tricliniari, su cui i convitati si distendono a due o tre, sostenedosi con il braccio sinistro piegato. In tal modo la mano destra è libera di afferrare i cibi dai bassi tavolini accuratamente imbanditi davanti agli ospiti.

15 maggio 2008

ESPANSIONE NEL MEDITERANEO


Dalla metà del 3° sec. a.C. Roma iniziò ad espandersi anche al di fuori della Penisola italica. Le due prime guerre puniche (264-201 a.C.), contro Cartagine (nell'attuale Tunisia), le diedero il dominio del Mediterraneo. Con l'allargarsi dei predomini dello Stato romano, e la graduale scomparsa delle classi medie agricole, che avevano creato la grandezza della repubblica, nacque anche l'esigenza di intervenire con delle riforme. Nel 133 a.C. il tribuno della plebe Tiberio Gracco propose una riforma agraria che gli costò la vita, e che dieci anni dopo (nel 123 a.C.), venne ripresa ed ampliata con maggiore vigore dal fratello Caio. Nel secolo e mezzo successivo, Roma ottenne la supremazia in Oriente, sui regni usciti dall'Impero di Alessandro Magno, e in Occidente sui popoli semibarbari della Spagna e della Gallia. Quest'ultimo territorio fu conquistato grazie alle capacità strategiche di Giulio Cesare, che al ritorno dalle guerre si proclamò imperator, ossia dittatore a vita. Durante il suo periodo di reggenza attuò diverse riforme civili. Dopo le guerre civili, scatenatesi dopo l'assassinio di Cesare, nel 27 a.C. Ottaviano restaurò la Repubblica ed ottenne il titolo di Augusto. Si costituì cosi l'Impero Romano, prima come dominio geografico, e poi come regime politico interno.

13 maggio 2008

TERME ROMANE





Centri termali per la cura e per il benessere fisico e mentale rappresentano mete frequentate sempre più da un pubblico numeroso e variegato. Ma la propensione all’uso delle acque termali era presente già nei tempi remoti.L’antica Roma, ad esempio, era ricca di stabilimenti termali sia pubblici che privati, la loro costruzione modificò l’assetto urbanistico della città ma, ciò che è più importante, diede l’opportunità a coloro che li frequentavano di svolgere una vita relazionale proficua. Inizialmente l’acqua dei bagni era fredda, ma col passare del tempo furono studiate tecniche sempre più sofisticate che consentirono di fornire acqua calda, tiepida e fredda a seconda dei locali che serviva. In epoca imperiali sorsero , infatti, veri e propri complessi termali aperti a tutta la popolazione senza alcuna distinzione di censo. Diventarono così un luogo d’incontro dove chiacchierare liberamente. I locali erano abbelliti da marmi, decorazioni con piastrelle ed erano circondate da biblioteche, palestre e stadi. All’esterno veniva costruito un porticato sotto il quale si aprivano numerose botteghe che offrivano ogni tipo di mercanzia. Giardini coltivati con cura facevano da sfondo alla struttura. Col passare degli anni sorsero bagni privati costosi per i patrizi che esigevano ambienti più raffinati e maggiori servizi. Nel 31 a.C. fu stabilito che anche le donne potessero frequentare le terme ma in orari diversi da quelli degli uomini.

12 maggio 2008

LE STRADE ROMANE


CLICCATE SULL' IMMAGINE PER INGRANDIRLA

L'immenso complesso di strade realizzate dai Romani rappresentano un'opera di straordinaria ingegneria. Con i loro complessivi 100.000 chilometri sono certamente il monumento più 'lungo' che ci è arrivato e il più grande contributo di Roma allo sviluppo della civiltà. Le strade rappresentavano per Roma uno strumento fondamentale e indispensabile all'espansione e al controllo dell'impero. I tracciati quasi sempre rettilinei di questi lunghissime arterie – che a volte ripercorrevano antiche vie, come nel caso della Via Salaria, la strada dove si trasportava il Sale – erano percorsi dagli eserciti, ma anche da commercianti, corrieri o comuni viandanti. Le strade sono fra le opere romane più resistenti al tempo. Erano mediamente larghe tre-quattro metri e si componevano di strati diversi, per una profondità di circa un metro e mezzo. Lo strato inferiore era formato da grossi ciottoli che permettevano il drenaggio dell'acqua, su cui si ponevano uno strato intermedio di sabbia e ghiaia e, in superficie, una fila di pietre levigate, ben battute sul letto sabbioso. Questo ultimo strato era realizzato secondo un profilo convesso, in modo da favorire lo scorrimento dell'acqua piovana lungo i margini laterali. Tutto l'impero era attraversato da una stabile ed efficiente rete stradale lastricata, che manteneva la direzione rettilinea proseguendo spesso su ponti, viadotti, attraverso sbancamenti e gallerie.

02 maggio 2008

LA SCRITTURA DEGLI ANTICHI ROMANI

Queste sono le frasi che abbiamo imparato il giorno 1° maggio con la dott.essa Desiree Dreos.




1) MEMENTO ANDERE SEMPER: ricordati di osare sempre


2) UBI MAIOR MINOR CESSAT: davanti al più grande il piu piccolo si deve inchinare


3) OMNIA ALIENA SUNT TEMPORUM TANTUN NOSTRUM EST: tutte le cose sono estrane tranne il tempo che è veramente nostro


4) CARPE DIEM QUAN MINIME CREDULO POSTERO: cogli l'attimo e non preoccuparti del futuro

01 maggio 2008

VERCINGETORIGE


Le notizie che ci giungono da questo condottiero Gallico sono esclusivamente legate al racconto di Cesare. Di sicuro si sa che era originario della tribù degli Arverni nella parte a sud della Francia attuale. Il suo prestigio era fondato sul grande coraggio (dote richiesta a tutti i capi gallici), sul fatto di provenire da una delle popolazioni dalle antiche tradizioni celtiche e di essere custode di un famoso sito druidico (i druidi erano i sacerdoti dei celti) meta di pellegrinaggio da parte delle tante tribù galliche. La sua origine quindi e l'autenticità del suo odio nei confronti dei romani fecero sì che Vercingetorige riuscisse lì dove nessuno mai prima di lui era riuscito, unire sotto un solo comandante tutte le popolazioni della Gallia. Cesare, che vedeva la faccenda dal suo punto di vista, afferma che questa impresa era riuscita a Vercingetorige grazie ad una serie di minacce e lusinghe, nonchè di un dispotico autoritarismo. Vercingetorige riuscì perfino ad infliggere una sconfitta a Cesare, a Gergovia , ma spinto dalle esigenze politiche interne ai suoi popoli affrontò Cesare in campo aperto e fu pesantemente sconfitto e costretto alla ritirata nella città di Alesia dove, nuovamente sconfitto, si offrì come prigioniero. Così ci racconta Plutarco: indossò l'armatura più bella, bardò il cavallo, uscì in sella dalla porta e fece un giro attorno a Cesare che lo aspettava seduto. Qui giunto scese da cavallo e spogliatosi delle armi restò in silenzio ai suoi piedi. Cesare lo portò a Roma come ornamento della sua vittoria, quindi lo fece uccidere (46 a.C.).

28 aprile 2008

LA DOMUS AUREA


Nei primi anni del suo regno, Nerone aveva fatto costruire la Domus Transitoria, destinata a collegare i possessi imperiali del Palatino con gli Horti Maecenatis sull'Esquilino. Nel corso del terribile incendio del 64 d.C., la casa bruciò interamente (alcuni resti sono stati rinvenuti al di sotto della Domus Flavia sul Palatino). Di conseguenza, Nerone si fece costruire la più ampia delle dimore imperiali, la Domus Aurea. Svetonio ci narra che "una statua colossale alta 120 piedi (rappresentante Nerone), poteva entrare nel vestibolo della casa; l'ampiezza di questa era tale da includere tre portici lunghi un miglio e uno stagno, anzi quasi un mare, circondato da edifici grandi come città. Alle spalle ville con campi, vigneti e pascoli, boschi pieni di ogni genere di animali selvatici e domestici. Nelle altre parti tutto era coperto di oro, ornato di gemme e di conchiglie. Le sale da pranzo avevano soffitti coperti da lastre di avorio mobili e forate in modo da permettere la caduta di fiori e di profumi. La più importante di esse era circolare e ruotava continuamente, giorno e notte, come la terra. I bagni erano forniti di acqua marina e solforosa. Quando Nerone inaugurò la casa alla fine dei lavori, se ne mostrò soddisfatto e disse che finalmente cominciava ad abitare in una casa degna di un uomo".

25 aprile 2008

GIULIO CESARE SUL RUBICONE


È strano pensare a quante volte gli passiamo vicino e non ci rendiamo conto che le piantagioni ormai lo chiudono in isolamento, le canne delle paludi lo rivestono ormai completamente. Questa è la visione di uno dei più vecchi e storici fiumi della nostra Romagna, il Rubicone. Col suo percorso di circa 29 km attraverso numerosi affluenti, raccoglie i reflui in gran parte depurati o trattati in modo parziale di centri abitati, frazioni e case sparse del territorio di una decina di Comuni dell'entroterra. Una fama tanto grande per un rivoletto così piccolo ha portato recentemente alla ribalta alcune rivalità tra le località della zona, interessate ad appropriarsi dell’eredità del celebre fiume. Infatti, i secoli successivi, il corso dei fiumi è cambiato diverse volte, a causa degli straripamenti, e l’identità del Rubicone antico si è smarrita. Solo nel 1933 Benito Mussolini risolse implicitamente la questione concedendo alla cittadina di Savignano di Romagna di chiamarsi Savignano sul Rubicone. Cosi il fiumicino di Savignano ha finito per identificarsi col Rubicone. Ma alcuni ostinati affermano che quella decisione fu un errore storico. Il vero Rubicone sarebbe il torrente che attualmente si trova assegnato il poco nobile nome Pisciatelo, che nasce sotto Strigara, in territorio di Sogliano, appena pochi metri più in là dello spartiacque, scende nella vallata occidentale ai piedi di Monteleone e Montiano, per giungere in pianura a Calisese. Nella parte a valle prosegue per il ponte di S. Lazzaro sulla via Emilia, Ponte Pietra e poi piega a est fino a confluire nel Rubicone – Fiumicino nei pressi della foce a Gatteo a mare. Il nome Rubicone deriva da Rubino perché in certi tratti del suo corso c’era della terra rossastra che in certi punti cadeva dentro il fiume e gli faceva l’acqua del colore del rubino, Il Rubicone un piccolo fiume ma grande nella storia, fu il confine tra l'Italia e la Gallia Cisalpina, si ricorda soprattutto per il gesto di Giulio Cesare che lo attraversò il 10 Gennaio nel 49 a.C. con metà legione di veterani (circa 1800 uomini), dove pronunciò la famosa “Alea iacta est” – “Il dado è tratto”, e lo passò divenendo così nemico di Roma diede quindi inizio alla prima guerra civile. Il fiume Rubicone infatti delimitava un’area geografica interdetta a forze militari: chi la violava era considerato un nemico. La frase con cui Cesare decise il suo destino, quello di Roma e soprattutto quello della Repubblica fu pronunciata proprio nella nostra terra… la Romagna!

22 aprile 2008

AQUILEIA


Aquileia fu fondata dai Romani come colonia militare nel 181 a.C. in un luogo che era all'incrocio di popoli e traffici commerciali. Fu dapprima baluardo contro l'invasione di popoli barbari e punto di partenza per spedizioni e conquiste militari.Collegata da una buona rete viaria, col tempo divenne sempre più importante per il suo commercio e per lo sviluppo di un artigianato assai raffinato. Raggiunse il suo apice sotto l'impero di Cesare Augusto: con una popolazione stabile di oltre 200.000 abitanti, divenne una delle maggiori e più ricche città di tutto l'impero. Fu residenza di parecchi imperatori, con un palazzo assai frequentato, fino a Costantino il Grande e oltre. Quando vi giunse il messaggio cristiano (la tradizione parla di una venuta di S.Marco evangelista che portò a Roma S. Ermacora per farlo consacrare da S. Pietro come primo vescovo di Aquileia), esso ebbe rapido sviluppo sotterraneo, tanto da esplodere prontamente appena venne concesso il culto pubblico con l'Editto di Milano del 313 d.C. Basti pensare che furono erette prontamente tre grandi aule, lussuosissime, poste tra loro a ferro di cavallo: due principali, tra loro parallele, unite da una trasversale. Ciascuna poteva contenere comodamente da due a tre mila persone: cosa impensabile per un semplice "inizio" di evangelizzazione e per le ingenti risorse necessarie per realizzarle. Queste poi, ben presto risultarono insufficienti per contenere tutti i fedeli, e dovettero essere demolite per far posto ad altre aule più ampie. Infatti troviamo che, qualche decina di anni più tardi (verso il 345), partendo dalle fondazioni dell'Aula Nord, fu eretta una molto più ampia (lunga ben 70 metri e larga 31: 5 metri più lunga di quella che vediamo), la più vasta in assoluto per Aquileia: quella che nel 452 d.C. fu distrutta da Attila e mai più risorse. Anche l'Aula Sud, ampliata sotto il vescovo Cromazio rimase semidistrutta dall'invasione degli Unni. A questo punto c'è da notare una caratteristica tipica e unica di Aquileia: tutte le varie basiliche erano strettamente a forma rettangolare e senza abside.

21 aprile 2008

CAIO SEMPRONIO GRACCO


Tribuno della plebe, fratello di Tiberio Sempronio. Oratore brillante, fu educato secondo i princìpi liberali della propria nobile tradizione familiare. Continuò l'opera riformatrice del fratello Tiberio, aggiungendovi concretezza ed una più ampia visione dei problemi. Membro del triumvirato per l'attuazione della legge proposta dal fratello, nel 126 venne inviato come questore in Sardegna. Con la sua politica cercò abbattere il predominio dei nobili e di inserire nello Stato le forze popolari, la classe dei cavalieri e gli Italici; e cercò di risolvere la crisi economica e sociale dell'Impero, attraverso lo spostamento e la creazione di nuove colonie, l'assistenza pubblica ed i grandi lavori stradali. Con una legge agraria decretò la continuità dell'assegnazione dell'agro pubblico; con una legge frumentaria sancì che la vendita del grano ai nullatenenti avvenisse ad un prezzo inferiore e con quella de coloniis deducendis sfollò dalla capitale i proletari e dalle campagne i braccianti disoccupati, facendo loro la fondare nuove colonie. Con l'introduzione dei comizi tributi (rappresentanti del popolo) e con l'assegnazione delle province, l'opera rivoluzionaria di Caio Gracco poteva dirsi compiuta. La riforma più ardita, fu la concessione della cittadinanza romana ai Latini e latina agli Italici, che egli propose, nel maggio del 122, e fu la sua rovina. L'opposizione al suo disegno di legge trovò concordi il senato, la maggior parte dei cavalieri e pressoché tutta la plebe, egoisticamente gelosa dei propri privilegi. I nobili gli gettarono contro il collega Livio Druso ed il triumviro Papirio Carbone. Caio perse molta della sua popolarità e non fu rieletto. Inoltre, nel giorno in cui si presentò in Campidoglio, per difendere dinanzi all'assemblea del popolo la sua legge, scoppiò un grave tumulto tra le parti avverse.

19 aprile 2008

TIBERIO SEMPRONIO GRACCO




Tiberio Sempronio Gracco era figlio di un buon plebeo e nipote del grande Scipione l'Africano, noto per le sue idee democratiche. Quando venne eletto tribuno della plebe, nel 133 a.C., non aveva comprato neanche un voto, e si era già distinto nell'assedio di Cartagine e nella guerra in Spagna, ed era stato un irreprensibile questore. Tornato in Italia, Tiberio Gracco si rende conto che il paese era socialmente allo sfascio, in quanto i nobili si erano impadroniti illegalmente di immensi terreni dell'agro pubblico, approfittando delle lunghe assenze in patria dei contadini-soldati. Anticamente lo Stato suddivideva i campi conquistati tra i soldati, ma le continue guerre avevano finito con l'arricchire solo chi era già ricco, facendolo diventare un grande latifondista. Erano i debiti a rovinare i piccoli proprietari. Roma si era riempita di ex proprietari rifugiatisi in città per vivere di espedienti o di clientelismo; restando in campagna sarebbero divenuti coloni di un ricco proprietario che al massimo li avrebbe pagati con l'ottava parte del raccolto. Oppure avrebbero fatto la vita del bracciante, il che era peggio che fare lo schiavo, in quanto non si aveva alcuna garanzia sul vitto e l'alloggio. Influenzato dalle idee di due filosofi stoici, Diofane di Mitilene e Blossio di Cuma, Tiberio Gracco progetta una riforma di legge che non permetta di possedere più di 250 ettari di terra, dimodoché il surplus avrebbe dovuto essere ridistribuito in lotti inalienabili di sette ettari ciascuno, il minimo per far sopravvivere una famiglia. La riforma agraria viene approvata dal popolo con uno storico plebiscito. Ma un collega di Gracco, il tribuno Marco Ottavio, latifondista e "uomo di paglia" degli aristocratici, gli pone il veto, che è vincolante.

17 aprile 2008

GIOCO PIU' DIFFUSO NELL'ANTICA ROMA


Il gioco del pallone col bracciale si afferma in Italia a partire dal XVI secolo, fino a toccare nel XIX secolo la massima popolarità. Le origini di questi giochi sembrano risalire agli antichi Romani, sebbene ci siano pervenute poche informazioni in proposito: conosciamo infatti alcuni nomi, ma non le regole. Di quel periodo ci rimane un'iscrizione nell'abbazia di Piastra, che ricorda un Publio Petronio Primo lusor folliculator (giocatore di piccola palla) e più in generale molti documenti che ricordano come i pilicrepi (giocatori di palla) fossero soliti ritrovarsi, specie in età imperiale, nello sphaeristerium (da cui è derivato il nome sferisterio dato ancora oggi a molti campi di gioco del pallone), solitamente costruito all'interno delle terme, oppure nel campus come il Campo Marzio della capitale. Tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento, con la costruzione di impianti specifici (sferisteri), con la codificazione delle regole e l’affermarsi del professionismo, il gioco del pallone col bracciale, assume la rilevanza di sport come spettacolo pubblico modernamente inteso. Era praticato sia dai nobili che dal popolo ma solo nell’800 assunse carattere decisamente popolare. Il gioco nasce in Toscana, tanto che era detto anche “Bracciale toscano”, per poi affermarsi nelle altre regioni dell’Italia centro-settentrionale. In Emilia Romagna per esempio nacquero giocatori famosissimi come Carlo Didimi da Treia (il “garzon bennato” cantato da Giacomo Leopardi) che nel maggio del 1830 chiedeva per esibirsi la considerevole somma, paragonabile a quella dei campioni di calcio odierni, di 600 scudi romani. Nel XX secolo, con l’avvento dei nuovi sport sferistici britannici, esportati in Italia e in tutto il mondo dai marinai inglesi, per il gioco del pallone col bracciale iniziò un lento declino.

16 aprile 2008

SACRIFICI OFFERTI AGLI DEI


Un sacrificio e comunemente noto come rinuncia ad un bene (cibo o animali), da parte di una comunità in favore di una o più entità sovrumane, come atto propiziatorio o di adorazione. Nel lessico comune ha perso quest'accezione religiosa per intendere in generale uno sforzo, la rinuncia a qualcosa in vista di un fine. Il pontefice massimo seguiva un calendario ufficiale di riti e cerimonie dedicate agli dei, che scandivano il tempo dei romani. Con Ottaviano Augusto questa carica passò direttamente all' imperatore. E proprio il culto dell' imperatore fu incoraggiato dallo Stato. Le statue commissionate agli artisti più famosi ritraevano l'imperatore con le fattezze di un dio ed erano poste accanto a quelle delle altre divinità.

SPARTACO


Gladiatore capo della rivolta servile contro Roma del 73-71 a.C. Probabilmente di origine tracia, dopo aver militato come ausiliario nell'esercito romano, sarebbe poi stato fatto schiavo, forse dai pirati, e venduto a Roma. Comunque nel 73 si trovava in una scuola di gladiatori a Capua, donde, ribellatosi, fuggì con pochi compagni, ai quali si aggiunsero ben presto numerosi schiavi fuggiti dai molti latifondi della zona e anche un ragguardevole numero di diseredati e nullatenenti liberi delle campagne. Sottovalutata da Roma, che inviò solo truppe raccogliticce al comando prima di Caio Claudio Glabro, il quale non riuscì a bloccare i ribelli asserragliati sul Vesuvio, poi di Publio Varinio, che non poté impedire il saccheggio dei territori campani, specie di quelli di Nola e di Nocera, la ribellione si estese rapidamente, passando in Lucania. Qui le forze del ribelle si divisero: Spartaco si diresse verso il nord, mentre il suo luogotenente Crisso si recò nell'Apulia, dove fu sconfitto e ucciso dal console Lucio Gellio Publicola. A sua volta Spartaco, dopo aver battuto l'altro console, Lucio Cornelio Lentolo Clodiano, che aveva tentato di sbarrargli il passo, sconfisse anche Gellio, costringendo poi numerosi Romani, fatti prigionieri, a combattere come gladiatori in onore del morto Crisso. Poco tempo dopo presso Modena riuscì a sconfiggere il proconsole Caio Cassio Longino Varo. A questo punto però Spartaco, al quale alcuni autori attribuirono il proposito di ripassare le Alpi per ricondurre in patria i compagni (in gran parte Traci, Celti e Germani), si volse nuovamente verso sud, tornando in Lucania, donde passò quindi nel Bruzio, probabilmente con l'intento di passare in Sicilia con l'aiuto di pirati cilici.

14 aprile 2008

L' IMPERO ROMANO

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L'espansione dell'impero romano ed il suo successivo consolidamento sono stati accompagnati dalla realizzazione di opere di ingegneria e di architettura che, con il loro enorme valore funzionale ed estetico, contribuirono a creare la coesione culturale dei popoli coinvolti.Moltissimi sono le aree archeologiche, sparse in tutto il bacino del Mediterraneo e nell'Europa centrale, che attualmente testimoniano questa grande espansione con resti monumentali di ponti, acquedotti, cinta murarie e porte, teatri, templi, basiliche, fori, archi di trionfo ed intere strutture urbane. Agli eserciti romani in marcia e ai successivi commerci ed interscambi erano infatti necessari strade e ponti; agli insediamenti appena realizzati era indispensabile la protezione di mura fortificate e di porte, mentre, per la diffusione del modello di vita romano, era necessaria la costruzione di acquedotti che dotassero le città di acqua potabile, di terme, teatri e fori per poter costituire i centri della vita sociale e completare la "romanizzazione" delle popolazioni annesse.Gli archi di trionfo costituivano infine, il simbolo della grandezza dell'imperatore e quindi della potenza di Roma. In ogni area archeologica romana la presenza degli archi, sia con valore strutturale, sia con valore formale, è determinante e ne costituisce l'elemento caratteristico principale.

CRASSO


Uomo politico romano e triumviro con Cesare e Pompeo (Roma 115 circa - Carre 53 a.C.). Discendente da ricca e nobile famiglia e buon oratore, ebbe una parte preminente come generale, politico e finanziere nelle complesse vicende storiche del suo tempo. Sfuggito alle persecuzioni di Mario e di Cinna, collaborò con Silla all'abbattimento del partito democratico, contribuendo in maniera decisiva alla vittoria presso la Porta Collina (82 a.C.). Svolse quindi, nel clima della restaurazione sillana un'intensa attività di affarista e, soprattutto, di speculatore in beni immobili. che gli procurò un ingente patrimonio e con esso il predominio nella vita economica di Roma e, di riflesso un notevole influsso su quella politica. Pretore nel 72 a.C., sconfisse lungo il Sele, in due riprese, I'esercito rivoltoso di Spartaco annientato poi in Etruria da Pompeo. Inimicatosi dapprima con questo e in seguito rappacificatosi per convenienza di interessi, gli fu collega nel consolato (70 a.C.), in cui la costituzione di Silla fu profondamente modificata in senso democratico. Durante i sei anni di lontananza di Pompeo, impegnato in Oriente, si adoperò senza posa a rafforzare la sua posizione politica con il dare appoggio alla prima congiura di Catilina, con il sostenere l'annessione dell'Egitto e l'affrancamento delle popolazioni della Gallia Transpadana e con larghi aiuti di danaro alla nascente fortuna di Cesare. Nel 60 a.C., proprio per intervento di Cesare, costituì segretamente con lui e con il rivale Pompeo il cosiddetto Primo triumvirato, riconfermato quattro anni dopo a Lucca (56 a.C.) con la clausola che egli avrebbe avuto il consolato per il 55 e il proconsolato in Siria per un quinquennio con il compito di condurre guerra ai Parti. Attirato al di là dell'Eufrate nella pianura desertica della Mesopotamia e circondato dalla cavalleria nemica, Crasso dovette assistere impotente alla morte del figlio e alla distruzione pressoché completa delle sue sette legioni, ed egli stesso in fuga perì trucidato a tradimento nel corso di un incontro proposto dai Parti (Carre, 53 a.C.). Con la sua fine ingloriosa Crasso, potente per il danaro e le clientele, ma privo di programma e di ideali politici, ruppe l'equilibrio del triumvirato aprendo la via alla guerra civile.

12 aprile 2008

SILLA



Figura di grande fascino storico, per la lungimiranza e la capacità di comprendere i mutamenti profondi in atto nel suo tempo, Silla è tuttavia anche un personaggio profondamente ambiguo e contraddittorio. La contraddizione di fondo della sua azione - che ne costituisce però anche l'originalità - sta nel tentare di arginare le forze antagonistiche al Senato adoperando i loro stessi mezzi. In questo modo, se da una parte egli riesce a ottenere una temporanea riaffermazione di quest'ultimo (dovuta soprattutto alla sua forte personalità), dall'altra la sua azione è la dimostrazione lampante dell'arretratezza della classe senatoria rispetto ai tempi nuovi. E' sintomatico di questa situazione il fatto che nell'arco di tutta la sua carriera egli si scontri con la diffidenza dei suoi stessi alleati.Silla costituisce comunque l'ultima personalità di spicco della classe senatoria, e le sue imprese sembrano quasi il 'canto del cigno' dell'oligarchia e dei suoi valori.

11 aprile 2008

SCIPIONE ( L'AFRICANO)


Uomo politico e generale romano (236-235 - Literno 183 a.C.). Figlio di Publio Cornelio Scipione, console nel 218 a.C., marito di Emilia Terza, sorella di Paolo Emilio Macedonico, e padre di Cornelia, madre dei Gracchi, fu l'eccezionale protagonista di un'epoca cruciale della storia di Roma. A diciassette anni, nella sfortunata battaglia del Ticino (218 a.C.), salvò la vita al padre; tribuno militare a Canne (216 a.C.), fu tra quelli che a Canusium (Canosa di Puglia) riordinarono i resti dell'esercito disfatto. A ventiquattro anni, dopo essere stato edile (213), per unanime consenso del senato e del popolo e contro la consuetudine (era infatti un semplice privato e, per di più, molto giovane) fu investito dell'imperium proconsulare e inviato in Spagna a ristabilire la critica situazione lasciata dalla morte del padre e dello zio. Ivi, mediante nuovi accorgimenti tattici e una strategia costantemente offensiva, traendo profitto dalle discordie dei capi cartaginesi e dalle simpatie degli indigeni, conseguì un completo successo. Dapprima conquistò Carthago Nova (Cartagena) [209 a.C.]; poi sconfisse a Becula (208 a.C.) Asdrubale Barca, che muoveva verso l'Italia in aiuto del fratello Annibale, senza però riuscire a fermarlo; distrusse quindi due armate cartaginesi a Ilipa e da ultimo ottenne l'alleanza di Cadice (206 a.C.). Tornato quindi a Roma, Scipione, forte del favore popolare, ottenne il consolato per il 205 e come provincia la Sicilia, che nei suoi disegni avrebbe dovuto servirgli come base per portare la guerra in Africa, così da costringere Annibale a uscire dall'ltalia e da poter risolvere definitivamente il lungo conflitto. Il suo audace piano incontrò l'opposizione di Fabio Massimo e dei suoi fautori, cosicché il senato gli negò i mezzi e le truppe necessari. Ma, nonostante difficoltà e sospetti, Scipione con l'aiuto spontaneo ed entusiastico delle città italiche e italiote, allestì una flotta e un esercito agguerrito, se non molto numeroso, con il quale sbarcò in Africa presso Utica (204 a.C.). Trovatosi di fronte a forze superiori al previsto, alternò azioni di guerra a proposte di pace, riportando, con l'aiuto del re numida Massinissa, una grande vittoria ai Campi Magni (203); poi, al ritorno di Annibale dall'ltalia, per stroncare le rinascenti velleità bellicose dei Cartaginesi, attaccò battaglia presso Naraggara (Zama) infliggendo loro la sconfitta decisiva (202) cie pose fine alla seconda guerra punica. Accolto a Roma con uno splendido trionfo (201 a.C.), a ricordo della vittoria ricevette il soprannome di Africano.

10 aprile 2008

VESPASIANO


Morto a Roma Vitellio, della causa vitelliana rimase unico sostenitore il fratello che venne anch'egli uscciso.Il 21 dicembre del 70 d.C. il Senato, anche se non era presente, conferì a Vespasiano tutti i poteri, compreso il legislativo, lo creò console insieme col figlio maggiore Tito, ad Antonio Primo diede le insegne consolari, e la pretura e l'imperio proconsolare a Domiziano che rimase a Roma a governare come rappresentante del padre.Ma il suo fu più un governo nominale che di fatto: Roma era in mano di Antonio Primo, che permise alle soldatesche di saccheggiare molte case di ricchi sotto il pretesto di ricercare e punire i partigiani di Vitellio, e si impadronì di tutto ciò che di meglio si trovava nel palazzo dei Cesari. Il disordine in Roma durò fino all'arrivo di Licinio Muciano, che nella Mesia aveva dovuto fermarsi per ricacciare una invasione di Sarmati. Giunto a Roma, il luogotenente di Vespasiano ricevette gli onori del trionfo e fece cessare i saccheggi. Rimesso l'ordine, fece arrestare e poi uccidere Calpurnio Galeriano, figlio di Pisone Liciniano, fece mettere a morte il figlio di Vitellio e il liberto Asiatico, e temendo le troppe simpatie che si era guadagnate Antonio Primo, allontanò dalla capitale tutte le milizie che gli erano affezionate, indi ricostituì le coorti pretorie con i soldati di questo corpo che Vitellio aveva licenziato con elementi tratti dalle sue legioni d'Oriente.Finalmente in Italia tacevano le armi, ma queste non avevano tregua in due punti opposti e lontani dell'impero, nelle province germaniche e nella Giudea.

07 aprile 2008

TRAIANO



Traiano passerà alla storia come l'Optimus princeps, ovvero come il migliore imperatore conosciuto da Roma nell'arco di tutta la sua lunga storia. Con lui infatti (anche se, ovviamente, non soltanto per merito suo) l'Impero conoscerà un'impennata nei traffici interni e un periodo di notevole rigoglio economico.Inoltre, anche grazie all'impegno da lui portato avanti nell'opera (iniziata in realtà molto tempo prima, da Augusto e da Vespasiano) di rinnovamento nella composizione del Senato, si inaugurerà in questi anni un periodo caratterizzato da un atteggiamento di concordia e di riappacificazione tra le istituzioni dell'Impero e la nobilitas senatoria, una sorta di riconciliazione (fittizia) tra i valori dell'universalismo monarchico e quelli della libertas senatoria e nobiliare. Un altro motivo di prestigio prima e di gloria poi, così presso i contemporanei come presso i posteri, sarà costituito per Traiano dalle molteplici imprese belliche. Il suo periodo coincide, infatti, con l'ultima fase espansiva dell'Impero romano, quella nella quale esso tocca i suoi confini estremi, giungendo perfino a comprendere al proprio interno i territori partici della Mesopotamia.E anche se in realtà, tali imprese avranno più un valore simbolico (legato cioè al prestigio delle loro tali vittorie militari) che reale (Roma difatti non riuscirà a mantenere a lungo molti dei nuovi territori), esse contribuiranno comunque a consolidare la fama di Traiano come di un eccellente condottiero, e a far ricordare il suo principato come il più "glorioso" dell'intera storia romana.

06 aprile 2008

COMMODO


L'imperatore Commodo (161-192 d.c.), figlio di Marco Aurelio, nutriva una irrefrenabile passione per i giochi gladiatori, ai quali lui stesso partecipava regolarmente. Uomo robusto e convinto di essere la reincarnazione del mitico Ercole, si faceva ritrarre vestito di pelli di leopardo e brandendo una clava. Nel Colosseo si confrontava anche con in gladiatori, ma la sua vera passione era sterminare le belve. Si narra che una volta uccise addirittura un leone a mani nude. Nell'arena, il suo divertimento preferito era uccidere gli struzzi. Li ammazzava decapitandoli, colpendoli al collo con delle speciali frecce dalla punta a mezzaluna.Le sue decisioni politiche (che non discuteremo in questa sede) gli crearono moltissimi nemici, i quali tentarono a più riprese di assassinarlo. Nel dicembre 192 un tentativo di avvelenamento quasi riuscì. Commodo bevve un bicchiere di vino drogato offertagli da una delle sue concubine, Marcia. Gli avvelenatori avevano però sbagliato la dose, e Commodo sopravvisse. Lo scampato si mise ad organizzare una terribile reazione, ma furono più veloci gli attentatori (tra cui alcuni senatori), i quali assoldarono Narcisso, istruttore ad una scuola per gladiatori, ed allenatore personale di Commodo. Quest'ultimo raggiunse Commodo in bagno, lo afferrò per il collo e lo annegò nella vasca. "Gli presi il collo con una mano sola, e strizzai. Facile come uccidere uno struzzo" si vantò in seguito Narcisso

04 aprile 2008

MASSIMO DECIMO MERIDIO



Pezzi del film: il gladiatore. A destra quando e generale e a sinistra quando è gladiatore


La Storia di Massimo è una storia originale che segue la vita del generale Massimo Decimo Meridio, dalla sua infanzia in Ispania fino alla battaglia che conclude il conflitto in Germania nel 180 d.C.. La storia esplora i complessi rapporti tra Massimo e personaggi quali Marco Aurelio, Commodo e Quinto, e dà notevole rilievo al suo amore giovanile per Lucilla, come pure alla sua vita con la moglie ed il figlio in Ispania. La Storia di Massimo introduce inoltre molti nuovi personaggi, nel tracciare l’ascesa di Massimo nell’esercito, da ragazzino semplice legionario alla sua posizione di potere come comandante delle legioni settentrionali, prediletto dall’imperatore Marco Aurelio. Prima massimo era un generale romano che poi e diventato gladiatore, che con la sua frase storica a appasionato tutti: « Mi chiamo Massimo Decimo Meridio,comandante dell'esercito del nord,generale delle legioni Felix,servo leale dell'unico, vero imperatore, Marco Aurelio. Padre di un figlio assassinato. Marito di una moglie uccisa. E avrò la mia vendetta, in questa vita o nell'altra. ». Veniva chiamato anche ispanico perche la sua prima guerra la fatta in ispania.

MARCO AURELIO


Marco Annio Catilo Severo - questo il vero nome dell'imperatore universalmente noto come Marco Aurelio - nacque a Roma, in una villa sul monte Celio, il 26 aprile del 121 d.C. Discendente secondo la tradizione da Numa Pompilio e dal re dei Salentini, Malemmio, di carattere serio e riservato fin dalla più tenera infanzia, non appena fu in grado di fare a meno delle nutrici venne affidato ai migliori precettori sotto la guida dei quali apprese i principi della filosofia.Il bisnonno paterno, Annio Vero, era originario della Spagna Inferiore e aveva fondato le fortune della famiglia raggiungendo le cariche di Senatore e Questore. Il nonno di Marco fu tre volte console, mentre il padre si accontentò di un fortunato matrimonio d'interesse con Domizia Lucilla, appartenente a una facoltosa famiglia proprietaria di una fabbrica di tegole. Fin dalla fanciullezza il futuro imperatore prese a vestirsi e a comportarsi come i filosofi, abituandosi a studiare avvolto nel pallio (abito proprio dei greci, mantello, cappa) e a dormire per terra. La sua educazione, che comprese pure l'uso della retorica e lo studio del diritto, si compì sotto il diretto controllo di Adriano. L'imperatore in persona lo nominò cavaliere fin da quando aveva sei anni e a otto fu fatto entrare nel collegio dei Salii. I romani, sempre attenti alle premonizioni, fanno risalire a questo periodo il primo presagio del suo futuro destino imperiale. Un giorno in cui tutti i sacerdoti avevano lanciato, secondo l'usanza, una ghirlanda ciascuno sul letto di Marte, la sua andò a posarsi sul capo del dio, come se vi fosse stata deposta, mentre quelle degli altri erano cadute qua e là.A quindici anni assunse la toga virile e si fidanzò per volere di Adriano con la figlia di Lucio Elio Cesare, a sua volta figlio adottivo dell'imperatore.Non aveva ancora raggiunto i diciotto anni che venne a mancare l'erede designato di Adriano, Lucio Cesare. Scartato per la successione diretta Marco, troppo giovane ed inesperto per poter diventare subito imperatore, il sostituto di Lucio venne individuato in Antonino Pio.

03 aprile 2008

NERONE


Nerone (37-68 d.C.), imperatore romano (54-68), ultimo della gente Giulio-Claudia. Figlio di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina Minore, cambiò il suo nome (Lucio Domizio Enobarbo) in Nerone Claudio Cesare dopo essere stato adottato dall'imperatore Claudio, che sua madre aveva sposato in seconde nozze. Nel 53 sposò la figlia di Claudio, Ottavia. Alla morte di Claudio, nel 54, i pretoriani, guidati dal prefetto del pretorio Sesto Afranio Burro (fedele ad Agrippina) lo proclamarono imperatore. Entrato in contrasto con la madre, che si opponeva alla sua relazione con Poppea Sabina e intendeva esercitare sempre maggiore influenza, Nerone fece uccidere Britannico, figlio di Claudio e di Messalina, considerato un possibile pretendente al trono e allontanò la madre da Roma, facendola uccidere nel 59. Il contrasto con il senato si acuì in seguito alla riforma monetaria introdotta da Nerone (59-60), secondo cui veniva privilegiato il denarius (la moneta d'argento di cui si serviva soprattutto la plebe urbana) all'aureus (moneta dei ceti più agiati). Nel 65 Caio Calpurnio Pisone ordì una congiura ai danni di Nerone, che tuttavia la represse e fece uccidere tra gli altri Seneca e il poeta Lucano, accusati di aver preso parte alla cospirazione. Nel 66-67 Nerone si recò in Grecia, alla quale rese la libertà, rendendo più difficili i rapporti con le altre province dell'impero. Nel 68 le legioni stanziate in Gallia e in Spagna, guidate rispettivamente da Vindice e da Galba, si ribellarono all'imperatore, costringendolo a fuggire da Roma. Dichiarato nemico pubblico dal senato, Nerone si suicidò.
IMMAGINE PRESA DAL SITO: http://www.antiqvitas.it

02 aprile 2008

POMPEO


Generale e uomo politico romano (106 a.C. - Pelusio, Egitto, 11 48 a.C.). Discendente di una famiglia di ricchi proprietari terrieri del Piceno di nobiltà recente, partecipò, agli ordini del padre Pompeo Strabone, all'assedio e alla conquista di Ascoli durante la guerra sociale (89 a.C.). Preoccupato di far dimenticare di esser stato tra i seguaci di Cinna, nell'83 a.C., all'annuncio del ritorno di Silla vittorioso dall'Oriente, arruolò di sua iniziativa tra le fide genti del Piceno tre legioni e, abbracciata apertamente a Osimo la causa degli ottimati, le offrì a Silla, favorendo con fortunate azioni belliche la riconquista delI'Italia. Fu ricompensato da Silla con il titolo di imperator con molti onori, la figliastra Emilia in sposa (con il conseguente divorzio dalla prima moglie Antistia) e il comando con imperium delle sei legioni inviate in Sicilia e in Africa per stroncare la resistenza dei democratici mariani. Il successo riportato con la rapida vittoria prima su Papirio Carbone, poi su Domizio Enobarbo e Iarba, re di Numidia (81 a.C.), gli procurò il titolo di Magno (Grande), attribuitogli dai soldati sul campo di battaglia e riconosciuto, in seguito, da Silla, che gli concesse anche il trionfo.



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01 aprile 2008

BRUTO


Uomo politico romano (Roma 85 circa - 42 a.C.), figlio di Giunio Bruto e di Servilia. Discendente da due famiglie per tradizione avversarie della tirannide, dopo la morte del padre ad opera di Pompeo (77 a.C.) fu adottato dallo zio Servilio Cepione ed educato dal fratellastro della madre, Catone Uticense. Sotto il suo influsso (così forte anche nell'ambito domestico da indurlo a divorziare dalla prima moglie Claudia per sposare la figlia di lui, Porcia), abbandonò l'indirizzo democratico e divenne convinto conservatore e sostenitore dell'oligarchia senatoria. Per questo, quando scoppiò il conflitto tra Cesare e Pompeo egli fu dalla parte di Pompeo e con lui combatté a Farsalo (48 a.C.). Piegando alle necessità del tempo, si accostò poi a Cesare, che lo nominò, tra l'altro, pretore urbano. Appunto durante questa carica fu attratto da Cassio nella congiura contro Cesare, della quale alla fine divenne il capo. NelI'uccisione del dittatore il suo colpo di pugnale fu quello che ne troncò l'istintiva volontà di resistere e gli fece dire le sconsolate parole: «Tu pure, Bruto, figlio mio! » (15 marzo 44 a.C.).




31 marzo 2008

REGNO DI SAVOIA


RITRATTO DI UMBERTO I BIANCAMANO

Re Vittorio Amedeo II (1675-1730) dovette combattere contro Luigi XIV che considerava la Savoia un suo feudo Dove lasciar scorrazzare le truppe francesi fino alla provocazione che porta il Duca ad accordarsi con l'Austria grazie al cugino Eugenio di Savoia-Soissons, comandante dell'esercito imperiale austriaco, che lo aiutò a liberare Torino dall'assedio francese nel settembre 1706 in una battaglia che si rivelò decisiva per le sorti future dell'Italia e dell'Europa. Nel 1713 Vittorio Amedeo II riceve il titolo di Re di Sicilia e fu incoronato a Palermo il 24 dicembre; novello Federico II di Svevia pone il suo diritto a Re d'Italia. Nel 1720 scambiò la Sicilia per la Sardegna, sempre con il titolo regio. Il sesto Re di Sardegna, Carlo Felice, morì senza prole nel 1831. Gli succedette al Trono il Principe di Carignano, Carlo Alberto di Savoia-Carignano, ramo cadetto il cui capostipite fu il principe Tommaso, quintogenito del Duca Carlo Emanuele I (1580-163), figlio di Emanuele Filiberto.



RICERCA FATTA DAI SITI http://www.disavoia.it E savoia.blastness.com/storiasavoia.htm

30 marzo 2008

CESARE AUGUSTO

BUSTO DI CESARE AUGUSTO


Fondatore dell'Impero romano. Figlio del plebeo Caio Ottavio e della nobile Azia (nipote di cesare per parte di sorella), si chiamò dapprima come il padre, poi, in seguito all'adozione da parte del prozio Cesare, divenne Caio Giulio Cesare Ottaviano, quindi Imperatore esare Ottaviano e, infine, con il riconoscimento del carattere sacro del suo potere, mperatore Cesare Augusto. Sposò dapprima Claudia, poi Scribonia, da cui ebbe (40 a.C.) Giulia, Infine, Livia Drusilla. La sua straordinaria carriera politica iniziò con la morte di sare: da Apollonia, in Illiria, dove si trovava, venne a Roma, fermamente deciso ad assumere l'eredità del padre adottivo. Poco conosciuto, non ancora diciannovenne, di salute delicata, da rincipio non suscitò gran timore nei due partiti che al tempo si contendevano il predominio di Roma: quello di Antonio, che pretendeva la successione di Cesare, e quello dei congiurati e del senato. Ben presto s'inserì nella difficile situazione politica, e, usando di un'abilità fatta di calcolo e di coraggio, di spregiudicatezza e di rispetto della legalità, riuscì a imporre la sua personalità. Ma il suo intento non era quello di sostenere gli uccisori di Cesare: così si avvicinò ad Antonio e, dopo essersi fatto attribuire con la forza il consolato e aver iniziato il processo contro gli assassini del padre adottivo, formò con Antonio e Lepido il secondo triumvirato. In pieno accordo, i triumviri intrapresero allora l'annientamento dei loro avversari: in Italia con feroci persecuzioni; in Grecia e in Macedonia, dove si erano rifugiati i repubblicani, con la guerra. Presso Filippi ebbero luogo due scontri successivi a essi favorevoli: Cassio si uccise dopo il primo, Bruto dopo il secondo.

29 marzo 2008

CAIO GIULIO CESARE

SPADE E BUSTO DI CAIO GIULIO CESARE



Giulio Cesare non fu normalmente Imperatore di Roma (come sarà per il successore Augusto), ma è comunemente considerato il primo Imperatore dell’Urbe. Con lui Roma entra nella terza fase della sua storia. Dalla fase monarchica dei sette Re, durata 244 anni, con una media di 35 per ciascun Re, si era passati a quella repubblicana, ormai in atto da quattro secoli. Con lui inizia la fase imperiale della storia della Città. Anche la vita di Cesare può essere suddivisa in tre fasi. La lunga fase iniziale, caratterizzata sia da riprovevoli vicende personali (quali l’adulterio e l’omosessualità) sia da un’ostinata formazione e preparazione per gli eventi futuri. Solo a 42 anni, nella fase intermedia della vita, appare in lui il grande Generale; il conquistatore che sottomette la Gallia e raggiunge la Britannia attraverso un’estenuante guerra novennale; il gran condottiero che, in quattro anni di guerra civile, elimina tutti i suoi avversari. A 55 anni comincerà la breve fase finale del trionfo. Durerà meno di un anno, ma gli sarà sufficiente per dare il via a quella a quella soluzione istituzionale che si chiamerà Impero e che gli sopravviverà per cinque secoli.

LEGIONARIO ROMANO

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La legione romana era l'unita militare ddi base dell'esercito romano.Corrispondeva, grosso modo, alla divisione di un esercito odierno, e normalmente era stanziata in una provincia, di cui aveva la responsabilità della sicurezza e della difesa militare. Nella storia di Roma, l'esercito ha potuto contare su un massimo di 60 legioni all'apice della sua potenza, e su un minimo di 18 nel periodo di massima crisi. Nel passaggio dalla Repubblica all'Impero l'esercito, e con esso la struttura della legione, venne ristrutturato profondamente. A causa del grande successo militare della Repubblica Romana e, in seguito, dell'Impero Romano la legione è stata a lungo considerata un modello da seguire in efficienza militare ed abilità.

27 marzo 2008

COLOSSEO (ANTICO)

INTERNO ED ESTERNO DEL COLOSSEO (IERI)

Il monumento più famoso di Roma era in realtà un'arena dove si organizzavano competizioni e giochi non proprio edificanti e spesso crudeli. Costruito sopra un lago artificiale i lavori iniziarono nel 79 d.C da Vespasiano e terminarono sotto Domiziano. Colosseo, originariamente conosciuto come Anfiteatro Flavio o semplicemente come Amphitheatrum, è il più famoso anfiteatro romano, ed è situato nel centro della città di Roma. In grado di contenere fino a 50.000 spettatori, era il più grande e importante anfiteatro dell'epoca imperiale.Veniva usato per gli spettacoli gladiatòri e altre manifestazioni pubbliche (spettacoli di caccia, rievocazioni di battaglie famose, e drammi basati sulla mitologia classica). Il pubblico seguiva con gran entusiasmo lo spettacolo e considerava le lotte tra gli uomini e le belve prove di coraggio e di valore. La costruzione dell'Anfiteatro era stata voluta dall'imperatore Tito Flavio Vespasiano soprattutto per motivi politici. Roma infatti , in quel periodo al massimo della sua potenza. Per distrarre la folla dalla miseria e garantire l'ordine fu assicurato a tutti " panem et circenses". Si calmava così la plebe con la distribuzione gratuita di cibo e con il libero accesso ai giochi. momento difficile: alcuni imperatori erano stati uccisi e folle di poveri si aggiravano per la città.

I GLADIATORI: SECONDA PARTE


Si suppone che gli spettacoli gladiatori abbiano origine da lontane cerimonie funebri celebrate con il sacrificio umano per calmare l'ira degli Dei infernali e l'inquietudine dei morti. I lottatori seguivano un duro addestramento nelle scuole fondate da Nerone e da Cesare nelle quali venivano sottoposti a torture ed un ordine imposto con l'uso reiterato delle punizioni corporali con il fuoco e la frusta. La disciplina era dura, con regole ferree e con pene severe in modo da far diventare i gladiatori romani delle vere e proprie macchine da combattimento. Al termine del periodo di addestramento tutti i gladiatori venivano raggruppati in "compagnie" di proprietà esclusiva dell'imperatore. Le sfide iniziavano con una parata dove i gladiatori entravano in scena su carri o a piedi seguiti da un gruppo di suonatori; giunti sotto la tribuna dell'imperatore, lo salutavano con le parole "Ave cesare morituri te salutant" ("Ave o Cesare, coloro che si apprestano a morire ti salutano"), poi si dirigevano verso l'organizzatore dei giochi il quale esaminava le armi che erano diverse in base alla categoria del lottatore.



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